IL GRILLO PARLANTE

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. totti10gold
     
    .

    User deleted


    24 Novembre 2007
    Ue/3 Marco Travaglio



    Non ce la faccio più a star dietro a Mastella. La Rai ha cancellato dalla programmazione "La vita rubata". La Direzione Generale Rai ha accolto la richiesta del presidente della Corte di Appello di Messina che, tramite il ministro di Casta e Ingiustizia, ha segnalato che la messa in onda della storia dell'assassinio di Graziella Campagna mina la serenita' dei giudici della Corte d'Assise di Appello che presto si riuniranno per il processo. Siamo tutti più sereni, la mafia non esiste e neppure un ministro della Giustizia.

    Intervento di Marco Travaglio a Strasburgo:
    Intervento di Marco Travaglio al Parlamento Europeo – 13 novembre 2007
    Beppe Grillo:
    Adesso cedo la parola al vero ministro della Giustizia italiano: Marco Travaglio.
    Marco Travaglio:
    Così non posso più parlare di Mastella perché sembra lo faccia pro domo mea!
    In realtà volevo semplicemente darvi la cronologia dei fatti che sono accaduti intorno alle indagini
    condotte da De Magistris, che oggi non le conduce più perché gli sono state scippate. Forse può
    essere interessante vedere la scansione temporale di quello che è accaduto per rendersi conto anche
    della trasformazione che sta subendo il rapporto tra la politica, in particolare il governo, e la
    magistratura in seguito a una serie di riforme, di prassi, di comportamenti, che soltanto qualche
    anno fa sarebbero stati totalmente impensabili.
    Noi, fino a qualche anno fa, eravamo famosi in Europa per avere la magistratura più autonoma e
    indipendente – e costituzionalmente parlando è ancora così – e si è riusciti a manomettere questa
    indipendenza e autonomia senza sfiorare la Costituzione, cambiando semplicemente le leggi
    ordinarie e soprattutto le prassi, e convincendo una parte della magistratura che non è il caso di
    mettersi in frizione con il potere politico con determinati tipi di indagine, come quelle di cui parlava
    prima il Dott. De Magistris.
    Come molti di voi sapranno, l’Italia non ha una grande tradizione di ministri della Giustizia ma
    negli ultimi anni esagera, nel senso che ha avuto due fra i peggiori ministri della giustizia della sua
    Storia: l’ingegner Roberto Castelli, esperto in abbattimento di rumori autostradali, divenuto
    ministro nel 2001 e durato ben cinque anni, autore di alcune tra le leggi più incredibili mai viste –
    quasi tutte cassate dalla Corte Costituzionale perché incostituzionali – o scritte da lui o avallate dal
    suo operato; dopo cinque anni di questo genere è stato sostituito da Clemente Mastella. A memoria
    d’uomo non era mai stato visto nulla di simile: Mastella sta in Parlamento da trentun’anni, è stato
    testimone di nozze, nel 2000, del braccio destro di Bernardo Provenzano, Francesco Campanella,
    l’uomo che fornì a Provenzano i documenti falsi per andare in Francia a operarsi di prostata.
    Campanella era il segretario dei giovani dell’Udeur. All’epoca, l’attuale ministro della giustizia gli
    fece da testimone di nozze insieme all’attuale governatore di Sicilia Salvatore Cuffaro: il mafioso si
    sposa e alla sua destra c’è il futuro ministro della Giustizia mentre alla sua sinistra il futuro
    governatore della Sicilia.
    Con questo pedigree è diventato ministro della giustizia; ha una famiglia numerosa in parte a carico
    dei contribuenti, come ha dimostrato recentemente l’Espresso in un’inchiesta che non ha avuto
    smentite, non ha sortito alcun risultato né in Parlamento né al governo. Spulciando nei bilanci del
    giornale ufficiale del partito del ministro Mastella, “Il Campanile”, si è scoperto che questo –
    finanziato dallo Stato italiano con circa un milione e trecentomila euro all’anno vendendo,
    comprensibilmente, poche centinaia di copie – si occupa di pagare Mastella nel 2005 con 40.000
    euro per compensi giornalistici e di stornare 14.000 euro per i panettoni e i torroncini che la
    famiglia Mastella invia come regali di Natale a spese degli italiani.
    Ci sono poi 12.000 euro per lo studio legale del figlio del ministro, 36.000 per le polizze di
    assicurazione dello stesso figlio. Potete controllare, è tutto documentato sull’Espresso di due
    settimane fa a firma di un giornalista molto bravo: Marco Lillo.
    Viaggi aerei della famiglia e, dulcis in fundo, 2000 euro al mese al benzinaio di Ceppaloni, paese
    della provincia di Benevento, dove il figlio del ministro fa il pieno al suo Porsche Cayenne che
    consuma parecchio.
    A un certo punto i destini del ministro Mastella e del Dott. De Magistris si incrociano perché in una
    delle tre importanti inchieste che conduce il magistrato – una riguarda episodi di collusioni e
    insabbiamenti della magistratura in Basilicata dal nome “Toghe Lucane”, un’altra si chiama
    “Poseidone” e riguarda il dio dei mari sporchi della Calabria e dei depuratori inesistenti pagati con
    denaro pubblico, la terza è “Why Not” e riguarda questo intrico di società che coinvolgono i politici
    e gli interessi forti tramite loro parenti o prestanome – in questa terza indagine si aggirano alcuni
    personaggi che hanno ottimi rapporti con gran parte della politica nazionale italiana, tra i quali
    anche il ministro Mastella.
    La legge sull’ordinamento giudiziario approvata lo scorso anno dal Parlamento italiano, ereditata
    dal governo Berlusconi, ministro Castelli, e lasciata pressoché intatta dal governo Prodi, ministro
    Mastella, concede al ministro della Giustizia un potere che prima gli era negato: quello di chiedere
    al Consiglio Superiore della Magistratura il trasferimento urgente in via cautelare dei magistrati
    anche a prescindere dall’accertamento di loro eventuali responsabilità disciplinari.
    La scansione temporale di questa inchiesta è la seguente: nel marzo di quest’anno il Procuratore
    capo di Catanzaro toglie a De Magistris la prima delle sue inchieste, “Poseidone” riguardante i
    depuratori mai fatti. Ha un discreto conflitto di interessi su questa decisione perché il principale
    indagato dell’inchiesta “Poseidone” è un deputato di Forza Italia, Giancarlo Pittelli, socio di studio
    del figlio della convivente del Procuratore Lombardi. Questo accade a marzo.
    Nel mese di luglio, nell’altra inchiesta, “Why not”, viene iscritto nel registro degli indagati il nome
    di Romano Prodi a proposito di alcuni telefonini in uso ad alcuni suoi collaboratori, in parte
    indagati: per andare a vedere chi usa quei telefonini la Procura prende questa decisione.
    Prodi si comporta correttamente: evita di attaccare la magistratura, cosa che in Italia non accade
    mai, e dice di essere sereno e di attendere con tranquillità le decisioni dei magistrati.
    Passa l’estate. Il 21 settembre, quando ormai tutti sanno che gli investigatori si stanno occupando
    attivamente del ruolo avuto da Mastella e delle sue telefonate intercettate con due dei principali
    indagati cioè uno dei principali capi della Compagnia delle Opere – il ramo finanziario di
    Comunione e Liberazione, organizzazione cattolica molto potente – e un vecchio arnese della
    Loggia P2, già condannato per la maxitangente Enimont Pisignani, il ministro Mastella chiede al
    Consiglio Superiore della Magistratura il trasferimento urgente in via cautelare di De Magistris.
    Avendo da un anno questo potere, su chi decide di sperimentarlo? I magistrati in Italia sono 9000 e
    chiede il trasferimento del Pubblico Ministero che indaga su di lui e sul Presidente del Consiglio.
    Uno a caso su 9000.
    Poi, per non aver vigilato e non avergli tolto prima anche quell’inchiesta, chiede anche il
    trasferimento del suo capo, colpevole di aver sottratto solo l’inchiesta che riguardava il socio del
    figlio della sua convivente.
    Il CSM non ritiene che ci siano questi requisiti di urgenza, tant’è che rinvia la decisione a dicembre.
    Mastella, sempre più preoccupato per queste indagini, corrobora la richiesta di trasferimento con
    nuove carte arrivate dagli ispettori del suo ministero che da tre anni stazionano quasi in permanenza
    alla Procura di Catanzaro per occuparsi del Pubblico Ministero De Magistris.
    Arrivano al CSM anche carte che contestano l’operato di De Magistris proprio sull’indagine che
    riguarda Mastella. Mastella, nel frattempo, è andato in Parlamento a dire che non ha chiesto il
    trasferimento di De Magistris per l’indagine che lo riguarda ma per un’altra: mente spudoratamente
    perché quando arrivano le carte degli ispettori, si capisce che riguardano anche l’indagine nella
    quale si parla di Mastella.
    Il 14 ottobre di quest’anno De Magistris iscrive Mastella nel registro degli indagati per truffa
    all’Europa, truffa allo Stato italiani, finanziamento illecito e abuso. Due giorni dopo, la notizia che è
    segretissima viene pubblicata da un quotidiano italiano il cui ex vice direttore è molto legato ai
    servizi segreti, tant’è che prendeva soldi dal servizio segreto militare.
    Sul quotidiano “Libero” c’è questa fuga di notizie che lo stesso giorno provoca un effetto
    devastante: il Procuratore Generale di Catanzaro, Dott. Dolcino Favi, decide, avendo saputo che De
    Magistris ha iscritto Mastella sul registro degli indagati di togliergli l’inchiesta con il meccanismo
    della avocazione.
    Il motivo è che visto che Mastella ha chiesto il trasferimento di De Magistris, allora questo ce l’ha
    con Mastella quindi non può più indagare su di lui.
    E’ qualcosa che riguarda la novella di Fedro “Il lupo e l’agnello”: il lupo sta sopra, l’agnello sotto e
    lupo accusa l’agnello di intorbidargli l’acqua del ruscello. L’agnello gli dice “ma io sono sotto,
    come faccio?” e l’altro gli risponde “però anni fa mi hai insultato!”. L’agnello replica: “Ho sei mesi
    di vita, è impossibile”, e il lupo: “Allora sarà stato tuo padre” e se lo mangia.
    La stessa argomentazione, al contrario, viene utilizzata per avocare l’indagine: De Magistris lavora
    da mesi su Mastella, Mastella chiede di trasferirlo quindi gli levano l’indagine dicendo “Ha chiesto
    di trasferirti, quindi ce l’hai con lui!”.
    Gli portano via il fascicolo dalla cassaforte mentre è assente, mandano la posizione stralciata di
    Mastella al Tribunale dei Ministri di Roma – è notizia di oggi che lo stesso Tribunale ha dichiarato
    di non essere competente rimandando le carte a Catanzaro – e a questo punto Mastella dichiara che
    De Magistris ha deciso di indagare su di lui apposta, per farsi togliere l’inchiesta e fare il martire.
    Questo è sempre il ministro della Giustizia italiano nell’esercizio delle sue funzioni; sembra
    incredibile a chi non è italiano ma noi abbiamo un ministro della Giustizia così.
    Nel frattempo, al consulente tecnico che ha scoperto i rapporti telefonici tra i vari indagati,
    compreso Mastella, viene revocato l’incarico dal Procuratore Generale Dolcino Favi il quale, in
    realtà, è semplicemente un reggente: sta sostituendo un altro che è andato via in attesa che il
    Consiglio Superiore della Magistratura ne nomini un altro. Cosa che accade, ma il reggente, che a
    questo punto è un autoreggente, continua imperterrito a prendere decisioni che, forse, sarebbe
    meglio lasciare al titolare in arrivo.
    Per completare l’opera, l’Arma dei Carabinieri caccia il Capitano Zaccheo che stava conducendo
    una delle indagini più importanti, l’unica rimasta nelle mani di De Magistris ovvero l’indagine
    “Toghe Lucane”.
    L’imbarazzo del governo è enorme, perché cercare di cacciare l’unico magistrato che indaga sul
    capo del governo e sul ministro della Giustizia è una cosa che anche i più tonti capiscono essere ben
    peggio di quello che aveva cercato di fare, non riuscendoci, il governo Berlusconi.
    L’ultimo atto di questa gravissima pantomima è la decisione della Cassazione sul ricorso presentato
    da De Magistris contro l’avocazione dell’indagine “Why not”: la Cassazione risponde che non è
    ammissibile esaminare questo ricorso perché non lo deve presentare il Pubblico Ministero che si è
    visto scippare l’indagine ma il Procuratore Capo che gli ha sottratto l’altra e firmato l’avocazione di
    questa. Se avete presente il romanzo di Heller Comma 22, nel comma 22 si stabilisce che per essere
    esonerati dai voli di guerra bisogna essere matti ma chi chiede l’esonero non può essere matto
    perché sono matti quelli che li fanno, i voli di guerra.
    Le motivazioni addotte a giustificazione di tutti i passaggi che vi ho elencato ricordano molto il
    paradosso di Joseph Heller.
    Vi ho detto che il Tribunale dei Ministri ha riconosciuto che il Procuratore autoreggente Favi non
    doveva mandare l’indagine a Roma perché non se ne fanno nulla. Vi leggo per concludere quello
    che scrive un magistrato di Palermo che fotografa così la situazione dei rapporti tra giustizia e
    politica, anno domini 2007 regnante il centrosinistra:
    “Il ministro, utilizzando questo nuovo potere di chiedere il trasferimento dei magistrati, ha
    contribuito a creare quel processo a tappe di spoliazione delle inchieste il cui titolare era De
    Magistris.
    Utilizzando il grimaldello della legge, la questione De Magistris è diventata una vicenda pilota che
    mostra i guasti della riforma Mastella. Anche il potere di avocazione, che c’è sempre stato, oggi
    diventa uno strumento di normalizzazione della magistratura.
    Ai tempi del governo Berlusconi, dell’attacco all’autonomia e all’indipendenza della magistratura,
    nessuno si era azzardato ad usare lo strumento dell’avocazione di determinate inchieste.
    Oggi si sta creando nella magistratura un processo progressivo di omologazione, uno degli obiettivi
    si quali ha puntato la politica. C’è una trasversale insofferenza nei confronti dell’azione di controllo
    di legalità svolta dai magistrati che rispettano la Costituzione e applicano la legge uguale per tutti”
    Antonio Ingroia, Procuratore Antimafia a Palermo. Grazie
     
    .
94 replies since 13/11/2007, 14:34   598 views
  Share  
.