IL GRILLO PARLANTE

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  1. totti10gold
     
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    16 Novembre 2007
    Prove di colpo di Stato

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    Il Coni, la Rai e le caserme della Polizia sono state prese d’assalto domenica scorsa dopo la morte di Gabriele Sandri. Episodi simili succedono solo nei colpi di Stato, non per il calcio. Si è discusso del calcio malato, della troppa libertà concessa agli ultras, dei bei tempi in cui si andava allo stadio con il figlio piccolo per dargli l’imprinting della propria squadra. Delle vere cause della rivolta non si è parlato. Se è sufficiente l’assassinio di un ragazzo per attaccare i simboli dello Stato, cosa succederà in futuro di fronte a fatti più gravi? Gabriele è stato un pretesto per sollevare (di poco) il coperchio della pentola a pressione Italia. Se la politica non abbassa il fuoco in futuro la pentola potrebbe esplodere.
    Molti lo pensano, come Cristian.

    “Scrivo per l’uccisione di Gabriele. Questo Paese non ha futuro, si va a vedere una partita e si viene ammazzati, poteva essere al parco con la famiglia e la rissa era perché gli avevano rubato lo stereo alla macchina, ma come si e’ permesso di sparare dall’ altra parte della carreggiata, (rischiando di prendere un conducente di un pullman e fare una strage), ad una macchina che andava via dopo aver fatto a pugni in un parcheggio?
    Vi domandate perchè di tanta violenza? La risposta è nei vostri telegiornali tutti i giorni, questo Paese è con le spalle al muro, la gente non ce la fa più ad arrivare a fine mese a pagare il mutuo, il mangiare, gli abusi delle società elettriche, telefoniche, benzina ecc… tutte cose che non si può fare a meno… e quando succede che ti pignorano la casa chi viene a levartela: le forze dell’ ordine… se non si pagano le multe chi viene a pignorarti la macchina o i mobili comprati con i risparmi di un duro lavoro: le forze dell’ ordine… Chi viene a rompere le palle ai commercianti che lavorano: NAS, finanza, ispettorato di lavoro, vigili urbani che stressano per leggi strane, che se non le rispetti parlano di multe con il penale, i servizi sono sempre minori e più costosi.
    la gente e’ impaurita stressata e arriva a fine mese a fatica, mi dite voi cosa dovrebbe pensare delle istituzioni. Premetto che io non sono un tifoso, non sono mai andato a vedere una partita, non me ne frega niente del calcio… ma se trovassi il modo per far cambiare questo Paese mi muoverei anch’io... vi siete mai domandati cosa vi succederebbe se vi mancasse il latte, i soldi per pagare la luce, le medicine? Cosa arrivereste a fare? Fate una prova di un mese e vedrete… arrivereste a uccidere se ce ne fosse bisogno, figuratevi cosa gliene frega a quella gente se gli date un’accusa di terrorismo, quelli sono alla frutta.
    Ecco cosa succede ai tifosi, arrivano al fine settimana stressati dal sistema e riversano sulle forze dell’ ordine che rispecchiano le istituzioni malate, le loro rabbie… e volete per questo dargli atti di terrorismo… ma per favore… andate a casa degli italiani e una buona metà vi dirà le stesse cose che vi dico io… in questi ultimi tempi abbiamo avuto modo di vedere in più occasioni cosa sta succedendo in Italia, basti pensare a Beppe Grillo e il riscontro avuto.
    Ma se al posto suo ci fosse un Osama Bin Laden vi siete chiesti cosa succederebbe? Ve lo dico io: una rivoluzione nel vero senso della parola, da una parte le forze dell’ ordine (obbligate a far rispettare questa legge), dall’altra i “terroristi” come li chiamano loro…( sono semplicemente italiani, stanchi, impoveriti dal sistema), ma se questi terroristi prendessero il potere un giorno, come e’ successo nell’ ultima guerra mondiale chi scriverebbe la storia... e cosa direbbe dell'altro, ve lo siete chiesto?” Cristian T. cittadino italiano
     
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  2. totti10gold
     
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    17 Novembre 2007
    Parlamento Europeo/1 Beppe Grillo









    Sono stato invitato da Giulietto Chiesa al Parlamento Europeo insiema a Luigi De Magistris e a Marco Travaglio. Abbiamo discusso dei fondi europei che arrivano in Italia, di dove vanno, di come sono spesi. Io ho chiesto trasparenza sulla loro destinazione o il blocco dei fondi all'Italia. I fondi sono una partita di giro, noi li diamo all'Europa con le nostre tasse e l'Europa ne restituisce una parte. Oggi pubblico il mio intervento iniziale, seguiranno nei prossimi giorni quelli di De Magistris, di Travaglio e dei deputati europei presenti in sala.

    "Io non so perchè sono qua ... è l'ultima spiaggia. Io faccio un po' di comunicazione cercando di divertire il mio prossimo, ma non è il caso di oggi a giudicare dalle vostre facce.
    Il problema è che nel mio Paese la comunicazione è finita. Io vengo a fare una supplica; una gran parte di criminalità e di illegalità proviene da qua, dai fondi europei. Vengo con una preghiera dal cuore: non date più una lira all'Italia! Fatelo per il nostro bene, è come finanziare Bokassa.
    Sono state scoperte 1221 frodi, 5 volte la media europea. Riusciamo a utilizzare solo il 43-44% di questi soldi. Ma di chi sono questi soldi? Una piccola parte di questi soldi sono anche miei. Che giro fanno? Noi diamo circa dieci-dodici miliardi di euro all'Unione Europea che ne restituisce cinque-dieci. Questa è una sorta di riciclaggio di denaro sporco. Invece di dare e ricevere questi soldi, vi supplico, non datecene più noi non ve ne diamo più, li usiamo noi cercando di farlo in una maniera più decorosa.
    I cittadini non sanno nulla di queste cose. Se si parla a un cittadino dell'Unione Europea, non sa nulla. Non si sa cosa sia, se funzioni ... si è tentato di fare una Costituzione che ho letto e mi è venuto un mezzo esaurimento nervoso. Nessuno sa niente, solo che i sedili degli autobus sono di 30 cm, sappiamo che c'è la carta d'identità dei cani. Fate delle leggi con 26 eccezioni. In Olanda puoi farti uno spinello, in Italia ti fai 4 anni di galera. Cos'è diventata questa Europa?
    Sui soldi noi vogliamo un po' di chiarezza. Sarebbe bello che invece di passare per le Regioni, che ormai sono un'associazione a delinquere nel nostro Paese, fossero monitorati attraverso la Rete. C'è Internet, che in Italia quasi non si sa cosa sia. Ci sono politici di settant'anni mentre qui ci sono ragazzi che sanno usare la Rete. La Rete è una forma di controllo, non si un ruba attraverso la Rete. Mettete tutte le cifre, i passaggi dei soldi in Rete in modo che qualsiasi cittadino li controlla. O fate così, o non mandateci più nienti.
    Prodi, sul Financial Times ha risposto a una domanda: quanti rumeni sono entrati in Italia? Risposta: "Nobody knows". Non lo sa nessuno. C'era un fondo di 200 milioni di euro per l'accoglienza e non l'abbiamo usato. Non si parla di moratoria. E allora con questi soldi cosa vogliamo fare, accogliere stranieri che non ci stanno più o finanziare le aziende per farle rimanere in Italia?
    In Romania ci sono 22.000 aziende italiane che hanno preso dei soldi. Questi soldi vanno dati alle aziende per rimanere in Italia. Io non voglio che ci mandiate più niente! Adesso vi spiegherà un esperto dove vanno a finire i vostri soldi. Vi ripeto: voi state finanziando Bokassa." Beppe Grillo
     
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  3. totti10gold
     
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    18 Novembre 2007
    Il gioco del silenzio

    Silence = Death, Keith Haring


    Il gioco del silenzio è l’ultima stampella di questa finta democrazia. I cittadini soffrono ormai di disturbi auditivi nei confronti della verità. Quando la sentono non se ne accorgono più. Nella “Storia infinita” la realtà era divorata, pezzo dopo pezzo, dal nulla. In Italia il nulla si è sovrapposto alla realtà. I fatti scompaiono, le menzogne rimangono, vengono pubblicate senza interruzione per renderle plausibili. L’informazione non è più uno strumento della politica. E’ essa stessa politica. L’unica esistente, dietro non c’è nulla. Casini o la Brambilla, Veltroni o Mastella sono figli del nulla. Non esistono. Sono titoli dei telegiornali, carta stampata.
    I pochi, pochissimi, giornalisti che scrivono la verità sono emarginati, querelati o sotto scorta, come Travaglio, Abbate e Saviano. In Italia la verità fa male, ma solo a chi la dice. Il silenzio è d’oro, copre le tangenti, i finanziamenti europei usati per i voti di scambio, i politici condannati. E’ una nuova cortina di ferro tra i cittadini e la politica. I media non sono più controllati, diretti dai partiti e dai poteri economici. Ne sono parte, sono i loro uffici stampa.
    In Italia qualunque cosa può essere messa in discussione, dalla Tav, al G8, alla base Dal Molin. Certo, discussioni sterili, senza conseguenze per il potere. Solo una cosa non può neppure essere discussa: l’informazione. Nessuno parla dell’acquisto della Mondadori, avvenuto grazie alla corruzione dei giudici, di Rete4 per mandarla sul satellite, del conflitto di interessi dello psiconano, dell’occupazione della Rai da parte dei partiti, dei finanziamenti pubblici ai giornali.
    La cloaca dell’informazione non si può aprire. I politici e i nostri finti capitalisti lo sanno bene. Se qualcuno apre il tombino della fogna, per loro è finita.
    V-day - 25 aprile – V-day – 25 aprile.

     
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  4. totti10gold
     
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    19 Novembre 2007
    Forza Italia si è sciolta da sola


    Ho due notizie da darvi, una buona e una cattiva. La prima è che si è sciolta Forza Italia. La seconda è che Berlusconi ha fondato il Partito del Popolo Italiano delle Libertà. Il PPIL, detto anche il Partito dei Prescritti Italiani in Libertà. Per il momento ha due iscritti: lo psiconano e la Brambilla, Andreotti ha già fatto domanda. Un bacio in piazza con la Vittoria, nel gelo di Milano, è stato l’atto costitutivo della nuova formazione. E’ finita così l’era forzaitaliota, durata 14 anni, iniziata il 23 novembre 1993. Vi ricordate come eravamo prima della sua discesa in campo?
    C’erano una volta... la sicurezza per le strade, il posto di lavoro, la Giustizia, industrie ora scomparse, un territorio non ancora depredato. L’informazione era serva, ma non ancora del tutto puttana.
    C’era una volta il futuro, una parola che oggi non vuole dire più nulla, che fa paura. Meglio investire tutto nel presente. Il futuro penserà ai debiti.
    I nostri figli sono diventati precari a carico, senza certezze. L’unica è che vivranno peggio di noi. I nostri conti correnti si sono prosciugati. La casa è diventata un bene di extra lusso, un oggetto di speculazione.
    Il Paese è più povero, più triste. Lui è diventato più ricco, più allegro. Pura coincidenza?
    L’opposizione lo ha fatto lavorare, D’Alema si impegnato più di tutti, e lui ha lavorato. Si è dedicato alla distruzione della Giustizia, alla scomparsa dell’informazione e alla crescita del suo patrimonio. Obiettivi raggiunti.
    Il PPIL vuole andare oltre. E’ quattordici anni che scaviamo e lui vuole andare oltre.
    Un settantenne che “vuole il grande partito delle libertà che abbiamo sempre sognato”.
    Berlusconi, quando esce, per favore, si ricordi di spegnere la luce.

     
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  5. totti10gold
     
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    20 Novembre 2007
    Parlamento Europeo/2 Luigi De Magistris








    Danuta Huebner, polacca, commissario Ue alle Politiche regionali, ha tenuto una conferenza stampa sul mio intervento al Parlamento Europeo in cui ho chiesto chiarezza sui fondi europei che arrivano in Italia. Danuta ha dichiarato: “Non bisogna dare un'immagine negativa dell'utilizzo dei fondi europei in Italia, visto che nella maggior parte delle regioni del sud c'è comunque un notevole progresso nella riduzione delle disparità. Abbiamo un sistema di controllo davvero molto evoluto a livello di fondo regionale, Stati membri, Commissione europea e Corte dei Conti. Quando queste irregolarità sono effettivamente individuate c'è un sistema molto ben collaudato che implica anche l'interruzione di questa erogazione. Non direi che l'Italia fa parte degli Stati membri che si scosta dalla situazione media”.

    Danuta è certa di quello che dice. Le garanzie sui fondi europei le ha ricevute direttamente da Totò Cuffaro. Belin, non scherzo. Dopo averlo incontrato ha detto entusiasta: “Potrei dirle che l'impegno di tutti coloro che lavorano per garantire che non ci siano infrazioni e frodi è senz'altro evidente.”

    Consiglio a “Danuta la sprovveduta” di ascoltare il discorso del magistrato Luigi De Magistris a Strasburgo e di farsi tradurre il primo articolo dell’inchiesta di Repubblica di oggi.
    Voglio anche ricordarle che nel 2006 l’Italia ha ottenuto fondi illeciti dalla Ue per 318 milioni e 104 mila euro con 1.221 casi denunciati, quasi cinque volte la media europea.

    Leggi l’articolo sui fondi europei.


    "Vi ringrazio. Questo mi ricorda il giorno dell’audizione al CSM quando arrivai in ritardo, digiuno, e mi sottoposi a quattro ore di audizione. Adesso ho preso un tè, sperando che stavolta l'incontro duri di meno.
    Ho accettato con piacere questo invito per fare una riflessione sulla mia esperienza di magistrato che si occupa delle truffe e dei reati di corruzione ed altro che ruotano intorno alla gestione della spesa pubblica, quindi dei finanziamenti pubblici.
    Ovviamente, pur non potendo parlare delle indagini che ho svolto nel corso degli anni, soprattutto quelle che mi sono state illegalmente sottratte, non posso non rilevare un dato inquietante: nonostante lo strumento che ha come obiettivo quello di consentire lo sviluppo economico di regioni che ne hanno bisogno – io lavoro in Calabria, una regione ad “obiettivo 1” dove arrivano moltissimi finanziamenti europei e per la quale nel periodo 2007-2013 sono stati stanziati fondi per 9 miliardi di euro – lo sviluppo economico non c’è stato.
    In taluni casi, com’è stato riscontrato da indagini molto accurate della Corte dei Conti sia dalla procura regionale che dalle sezioni giurisdizionali che esercitano anche funzione di controllo, e ancora da parte della magistratura ordinaria, si è potuto verificare danno erariale per somme non spese per ragioni di negligenza grave quindi di colpa; in tanti altri casi, anche altre procure della Repubblica calabresi hanno potuto riscontrare che si realizzavano vere e proprie truffe ai danni dell’Unione Europea. Tante altre volte ci sono state ipotesi di corruzione.
    Ciò fa apparire sistemica la gestione dei finanziamenti pubblici: non si tratta di episodi, e questo è il dato a mio avviso più importante, occasionali o saltuari, truffe di singole persone, ma c’è sempre qualcosa che governa a monte la gestione complessiva della spesa pubblica.
    Questo lo si ricava innanzitutto se si guardano i filoni per i quali vengono realizzati i progetti di spesa dei fondi dell’Unione Europea: non abbiamo settori particolari ma si tratta di tutti i rami per cui si dovrebbe realizzare lo sviluppo, come l’ambiente, l’informatica, la sanità, le opere pubbliche.
    Come si realizza la possibilità di captare queste somme di denaro? Attraverso la costituzione di un reticolo di società organizzate secondo vere e proprie scatole cinesi, il più delle volte miste pubblico-privato.
    Questo delle società miste pubblico-privato è un passaggio importante. E’ una riflessione da fare a livello istituzionale. Io la feci anche innanzi alla commissione bicamerale del Parlamento italiano sul ciclo dei rifiuti quando si affrontò proprio la problematica delle società che si occupano della gestione dei rifiuti e alla depurazione delle acque.
    E’ qui che si comprende come, a monte, il sistema di gestione della spesa pubblica viene spesso governato da gruppi di persone che hanno organizzato veri e propri sodalizi criminali, composti da professionisti, imprenditori, uomini del mondo dell’economia e della politica, per realizzare più a valle un vero e proprio controllo di altri settori importanti della vita pubblica.
    Quando abbiamo esaminato, nel corso di una serie di investigazioni, come venivano realizzate le compagini sociali, come venivano inseriti i soci nelle società, come si componevano i consigli di amministrazione, come si componevano i collegi dei sindaci e dei revisori dei conti, abbiamo capito che i gruppi di professionisti erano sempre gli stessi, spesso si trovavano persone legate anche in modo stretto con magistrati, con uomini appartenenti alle forze dell’ordine, con uomini delle istituzioni.
    E’ chiaro che l’aspetto più inquietante è che si viene a creare anche una commistione deleteria tra controllore e controllato.
    Il problema centrale è come si possa porre rimedio a tutto questo: noi abbiamo verificato in diversi casi che le persone che avrebbero dovuto controllare, perché si trovavano in ruoli vitali della regione o di altre istituzioni, a loro volta partecipavano direttamente o indirettamente nelle società che dovevano essere controllate.
    E’ chiaro che per poter garantire una corretta erogazione delle somme stanziate e far sì che queste realizzino dei progetti che portino allo sviluppo economico, dovrebbe funzionare il sistema dei controlli. Non solo quelli comunitari, attraverso le strutture preposte – io ho collaborato molto e in modo proficuo, fin quando non mi hanno sottratto le indagini, con l’OLAF cioè l’ufficio antifrode – ma anche i controlli delle regioni. Ciò è spesso impossibile o molto difficile perché in tutti i procedimenti penali che abbiamo trattato le persone responsabili di alcuni reati in questa materia erano proprio persone preposte agli organi di controllo delle regioni.
    Il problema diventa rilevante soprattutto se si considera che lo sviluppo economico non c’è e addirittura c’è una ricaduta di costi sulla comunità, visto che l’Italia viene condannata in sede europea a risarcire i danni.
    Ciò che è ancora più inquietante è il passaggio successivo: ho spiegato cosa avviene a monte e a valle, come sono inserite le persone nelle società. Ancora più a valle, come avviene l’assunzione delle persone all’interno delle società che si aggiudicano progetti finanziati, corsi di formazione ecc… è qui che c’è un altro passaggio delicatissimo: spesso vi è un vero e proprio sistema di indicazione delle persone da assumere. Coloro che a monte governano e stabiliscono le condizioni per ottenere il finanziamento sono le stesse che indicano alle società di assumere questa o quella persona, con un’ulteriore ricaduta, e qui mi fermo, sul voto: al momento del voto accade, e in alcuni procedimenti abbiamo contestato anche il reato di voto di scambio, che viene chiesto il voto perché si è stati determinanti non solo nel far ottenere il finanziamento ma anche nell’imporre le persone da assumere.
    Un’ultima considerazione sulle società miste pubblico-privato. In taluni casi abbiamo rilevato che nella parte pubblica si verifica una vera e propria lottizzazione degli incarichi, con persone che fanno parte di tutti gli schieramenti politici: in alcune società abbiamo verificato che si trovavano persone appartenenti a tutte le forze ad eccezione, forse, dell’estrema destra e dell’estrema sinistra.
    Ciò che preoccupa di più non è questo, perché potrei ricevere l’obiezione, da parte di illustri persone che vedo presenti, che è un modo per rappresentare tutte le culture. E’ un vecchio discorso già fatto. Molto opinabile, ma si può fare. Ciò che preoccupa è la parte privata, perché in alcuni casi abbiamo notato che si trovano imprenditori direttamente collegati a chi si trova nella parte pubblica, settori rilevanti di organizzazioni vicine al mondo della Chiesa, personaggi politici di sinistra e di destra e si chiude il cerchio con società riconducibili alla criminalità organizzata.
    Se questo è il quadro, si può comprendere che all’interno di alcune società che percepiscono ingenti finanziamenti europei, troviamo gran parte del mondo politico, una parte rilevante di professionisti che in un territorio come la Calabria non sono tantissimi, la criminalità organizzata, il controllo del mercato del lavoro e il controllo del voto.
    Se questo è il quadro si devono fare delle riflessioni al di là delle indagini e pensare all’aiuto che può venire da parte delle strutture comunitarie.
    Sicuramente, per la mia esperienza, posso dire che l’ufficio antifrode, quando c’è stata la necessità, ha sempre collaborato in modo significativo con l’autorità giudiziaria italiana sia nell’aspetto della cooperazione, sia attraverso Eurojust per il buon fine di determinate rogatorie." Luigi De Magistris

    Postato da Beppe Grillo il
     
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  6. VIPERELLAdoc
     
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    approfitto dello spazio del Bubi per inserire questa mail inviatami da un amico


    Lorenzo Sturiale è in carcere da domenica 11 novembre

    per i disordini avvenuti allo Stadio Olimpico di Roma dopo

    l'uccisione di Gabriele Sandri.

    I giornali hanno già riportato alcune notizie,

    ma noi familiari e amici abbiamo pensato di dedicare

    a Lorenzo uno spazio esclusivo, che da oggi è on line.

    Il link è: www.lorenzosturiale.splinder.com



    Abbiamo creato questo blog per Lorenzo

    non per dare l’immagine ideale di un ragazzo di 30 anni

    ma per far conoscere la sua personalità, le sue tante passioni e attività

    e per correggere l’immagine strumentale dell’arido teppista distruttore

    che ci è stata trasmessa in questi giorni.



    Ci preme che Lorenzo venga giudicato per quello che gli viene contestato,

    peraltro non conforme alla verità dei fatti, e non per gli episodi di violenza avvenuti a

    Roma alcune ore dopo il suo arresto.



    Nel blog di Lorenzo potrete leggere il riassunto della vicenda,

    le testimonianze di chi è andato a trovarlo in carcere

    e la vicenda com’è vista dalla stampa.

    E se un po’ tremate all’idea che una persona incensurata

    possa finire in carcere senza nemmeno il

    beneficio degli arresti domiciliari, lasciate pure un

    commento, una frase, un segno del vostro passaggio.



    Sarebbe bellissimo se poteste

    girare la mail a chiunque pensate sia

    interessato a conoscere e seguire la storia di Lorenzo.
     
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  7. totti10gold
     
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    21 Novembre 2007
    L'informazione è la base della democrazia

    Clicca il video

    Tutti sanno che Forza Italia è (era?) un partito di plastica. Lo psiconano lo ha confermato domenica. Un partito non si scioglie per volontà di una sola persona. Si tiene di solito un congresso degli eletti, si discute del programma, del nuovo nome. Poi si decide a maggioranza. Così avviene nelle democrazie. Nessuno dei suoi sottopancia, reggicoda, portaborse ha fiatato. E si capisce, senza di lui dove vanno? Sono semplici cortigiani.Il suo partito, comunque lo voglia chiamare, è suo di lui, proprietà privata, una organizzazione telecratica con obiettivi di controllo e di lucro.
    I partiti hanno ucciso quel poco che era rimasto della democrazia eliminando il voto di preferenza. La prima azione dell’Unione doveva essere la restituzione di un diritto fondamentale ai cittadini: quello di scegliersi il candidato. Non è successo. Ora si discute di proporzionale alla tedesca, di maggioritario alla svizzera e di doppio turno alla francese. Ma di cosa stanno farneticando? Nel 2005 avete adottato la messa in c..o all’italiana con la nuova legge elettorale, di questo dovete parlare.
    Nessuno che faccia una premessa, che dica che se si copiano i meccanismi elettorali di una democrazia bisogna adottarne prima le basi, i fondamentali.
    Ed è un punto cardine in Germania, in Spagna, in Francia, in ogni Paese degno di questo nome, che non si può avere una presenza dominante nell’informazione e, allo stesso tempo, fare politica. Per gli altri partiti è come combattere contro il campione dei pesi massimi con un braccio legato dietro alla schiena.
    Il fenomeno Berlusconi non è compatibile con la democrazia. I suoi giornali, le sue televisioni non sono compatibili con la sua presenza in politica. Di questo devono discutere subito Veltroni, Prodi, Fini, Bertinotti e tutti gli altri: di una informazione democratica, non di sigle e percentuali. Ma non lo faranno perchè, anche loro, ne hanno dei benefici.
    La democrazia è diventata marketing. Lo Stato è fuori dal controllo dei cittadini. Riprendiamoci l’informazione.
    V-day - 25 aprile - V-day – 25 aprile.
     
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  8. Don Giuliano
     
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    Ville, terreni, aziende: un immenso patrimonio confiscato che non viene utilizzato
    Sono le conclusioni dell'Antimafia che denuncia: "Così si fa un regalo ai clan"


    Mafia, quel tesoro dei boss
    dimenticato dallo Stato


    di ALBERTO CUSTODERO

    SI PUO' perdere la lotta alla mafia anche per burocrazia, inefficienza, inadeguatezza della macchina dello Stato. Succede da anni, e succede tutti i giorni, se si guarda ai patrimoni sequestrati ai boss mafiosi e mai entrati in possesso del Demanio. Sentenze dello Stato disattese, da un lato, rendite e benefici lasciati in possesso dei clan, dall'altro. Cioè soldi, finanziamenti e risorse di cui la mafia gode alla luce del sole. Anzi, all'ombra della burocrazia.

    A Pollena Trocchia, la cittadina in provincia di Napoli che Totò usava come metafora per definire un posto sperduto, una palazzina di 27 appartamenti è stata confiscata esattamente diciassette anni fa, nel novembre del 1990, al vecchio boss della camorra Giacomo Terracciano. Ma in tutto questo tempo lo Stato non ha saputo diventarne proprietario. E l'immobile, che vale cinque milioni e mezzo di euro, ha continuato a rendere ingenti profitti ai familiari del capoclan camorrista, che, come se niente fosse, affittano ancora oggi gli alloggi, facendosi beffa dell'Agenzia del Demanio - che li gestisce per conto dello Stato - e degli amministratori giudiziari.

    A Bari, una palazzina in piazza San Pietro, nel cuore della città vecchia che s'affaccia sul porto, è stata sequestrata dieci anni fa e poi confiscata definitivamente nel 2000 ai Capriati, uno dei clan che con gli Strisciuglio e i Manzari si contende il controllo della città. In quei 14 appartamenti, però, in questi sette anni hanno continuato a vivere i parenti del boss Sabino Capriati, cinquanta persone - fra loro donne e bambini alcuni dei quali estranei a attività illecite - alle quali ora il comune ha notificato un provvedimento di sgombero. Termine ultimo dello sfratto, il 25 novembre. Cioè dopodomani. Ma il sindaco barese, Michele Emiliano, neo segretario regionale del partito Democratico - temendo il peggio nel fare uso della forza pubblica per convincere quegli inquilini scomodi ad andarsene - con un atto d'umanità potrebbe concedere una proroga fino a gennaio, per non buttare in mezzo alla strada i parenti del boss proprio sotto natale.

    Tutto l'imbarazzo del primo cittadino barese, ex pm della Direzione distrettuale antimafia, è emerso quando, un paio di mesi fa, l'Agenzia del Demanio gli ha lasciato in eredità, forse troppo frettolosamente, quei beni confiscati, ma ancora occupati. Allora, Emiliano si sentì in dovere di rivolgere "un pensiero particolare a quelle famiglie, invitandole a pensare che non è l'infamia della giustizia a punirle e colpirle, bensì quella dell'attività dei loro familiari".

    Ma nel viaggio nel mondo dei patrimoni sequestrati ai boss, è a Pollena Trocchia - dove fu uccisa in un agguato perfino la figlia di 2 anni di un boss - che ci si imbatte nel caso più scandaloso. L'immobile sequestrato nel 1990 al boss Giacomo Terracciano - che da 17 anni frutta ancora utili al fratello Luigi - rappresenta il simbolo del fallimento della lotta dello Stato contro le ricchezze della mafia. Fa capire soprattutto l'inadeguatezza dell'Agenzia del Demanio a gestire quei patrimoni confiscati, visto che a tutt'oggi non è riuscita a entrarne pienamente in possesso. E visto che da tre anni non si preoccupa di inviare più, chissà perché, neppure l'amministratore giudiziario a riscuotere dai condomini parte degli affitti.

    Questo scandalo spiega meglio di qualsiasi altro esempio perché sia stata richiesta dai questori del Sud e dalla commissione parlamentare Antimafia l'istituzione di un'Agenzia nazionale ad hoc per la gestione delle confische.

    E perché sia urgente la riforma parlamentare - prevista in un capitolo del "pacchetto sicurezza" del governo - della normativa sul sequestro dei beni dei boss mafiosi che sempre di più, per sfuggire ai sequestri, ricorrono a prestanome e investono nei paradisi fiscali esteri.

    Ma piazza San Pietro a Bari, e Pollena Trocchia nel Napoletano non sono certo casi isolati. Lucia Rea, dirigente Aree politiche per la sicurezza della Provincia di Napoli, parla addirittura di un vero "museo dei beni confiscati: centinaia di mega ville, terreni, aziende, natanti, un tempo di proprietà di vecchi capi mafia, oggi per la maggior parte beni senza valore, diroccati, distrutti dal tempo, dalla burocrazia, e dagli atti vandalici degli ex proprietari". Fra questi spicca il caso dell'ex fortino del boss Francesco Rea in quel di Giugliano, in Campania. Si tratta di una struttura di 33 mila metri quadri (la villa del capo clan 5 mila metri quadri, intorno i locali di una ex concessionaria Mercedes e le case degli affiliati), confiscata il 26 gennaio del 1998 e passata al comune l'11 marzo del 2004. Prima di andarsene, amici e parenti del vecchio proprietario che vi avevano albergato abusivamente per sei anni - in tutto 30 nuclei familiari - hanno distrutto e saccheggiato tutto, portandosi via perfino le pareti e gli infissi. Ora su quel cumulo di macerie l'ente pubblico vuole costruirci il tribunale di Giugliano, ma - paradossalmente - per ristrutturare l'ex dimora del boss ci vogliono 30 milioni di euro. Per costruire gli uffici giudiziari ex novo, meno della metà.
    Che lo stato non faccia affari, acquisendo la proprietà dei beni della mafia, del resto, è un fatto noto.

    Centinaia di immobili sequestrati alle famiglie malavitose non possono diventare di proprietà pubblica perché gravati da ipoteche da 200 a 500 mila euro a edificio vantate da banche che in passato, con quelle garanzie immobiliari, hanno concesso linee di credito ai boss o ai loro familiari. A puntare l'indice a tal proposito contro il sistema bancario è stato il questore di Palermo, Giuseppe Caruso. Alla commissione Antimafia, che sul problema dei patrimoni delle mafie sta per approvare una relazione, ha dichiarato: "Le banche, spesso disponibili nei confronti dei mafiosi, chiedono talvolta all'amministratore giudiziario, cioè allo Stato, garanzie più onerose di quelle chieste all'imprenditore mafioso". "Nel corso delle indagini - ha ribadito il questore Caruso - sono state rinvenute concessioni di prestiti e fideiussioni decretate per conoscenze personali, ed ipoteche iscritte sui beni immobili già ipotecati 3 o 4 volte come garanzia reale per centinaia di migliaia di euro. Posso fare i nomi dei procedimenti in corso a Palermo: Santomauro, Lo Verde, Nangano, Sansone e altri".

    Non ci sono solo ombre, nel viaggio nel mondo delle confische patrimoniali. Anche luci: basti pensare che in seguito all'arresto, nell'ultimo anno, dei boss siciliani Nino Rotolo e Giovanni Carmelo Cangemi, è scattato il sequestro preventivo su un patrimonio di 45 milioni di euro. Nel 2003 sono stati sequestrati 3 milioni e mezzo di beni a Salvatore Riina, 9 milioni e mezzo a Bernardo Provenzano. E sono state fatte proposte di sequestro per 102 milioni di euro fra case, ville e terreni e società edili alle famiglie mafiose Gottuso e Cusimano di San Lorenzo. Ma quanti di quei beni entreranno nelle disponibilità dello stato? E, soprattutto, quando? La Sicilia come la Puglia. Altro esempio. A Bari, c'è un appartamento confiscato alla famiglia Catacchio, in via Grimaldi 15, di 200 metri quadri.

    Peccato che una banca vanti un'ipoteca per 115 mila euro, e il curatore fallimentare della Finturismo Srl, che ha costruito l'immobile, faccia altrettanto per 200 mila euro. Morale, il comune, per ereditare - in teoria gratis - quell'appartamento che ha un valore di mercato di 200 mila euro, dovrebbe sborsarne 300 mila. Se la burocrazia e la "criticità normativa" rendono molto spesso vana e impervia l'aggressione dello stato ai patrimoni della criminalità organizzata, il questore di Napoli, Oscar Fiorolli, lancia un altro tipo di allarme. E denuncia i "limiti culturali" del Settentrione, una sorta di nota stonata in quella parte dell'Italia sempre pronta ad accusare il Sud di essere colluso con le mafie.

    Ecco il j'accuse di Fiorolli alla commissione Antimafia: "A Napoli abbiamo superato il limite culturale insito nella confisca dei patrimoni della malavita. Nel Nord, invece, questo strumento è poco utilizzato perché credo che là ci sia un limite culturale non solo nostro, ma probabilmente anche dell'autorità giudiziaria. Sarebbe molto importante ricorrervi anche in quella parte del Paese".

    Le conclusioni dell'inchiesta sulle confische condotta dalla commissione Antimafia presieduta da Francesco Forgione - ancora segrete - sono per certi versi scioccanti. "Repubblica" ne anticipa i contenuti principali. La prima criticità è proprio la gestione dell'Agenzia del Demanio, che viene letteralmente bocciata. "Non appare adeguato - spiega Forgione - fare rientrare la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle mafie nell'alveo delle competenze generali dell'Agenzia del Demanio". Ed ecco alcuni motivi. "Non è stato possibile - aggiunge il presidente dell'Antimafia - conoscere i costi della gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata".

    E inoltre: "Il procedimento di confisca, destinazione e assegnazione giunge a dare frutti concreti su meno del 10 per cento degli immobili". Ma le responsabilità accertate dalla Commissione Antimafia sono ben ripartite, alcune riguardano, a sorpresa, la stessa Giustizia. Ancora il presidente Antimafia: "Su 123 tribunali in tutta Italia, ben 65 non hanno instaurato alcun procedimento di prevenzione patrimoniale fra il 2004 e il 2006. Tra questi, i tribunali di Crotone, Salerno e Siracusa. Nell'ultimo triennio Cosenza, Catania e Trapani hanno inserito una pratica, Catanzaro due. Mentre Palermo è passata da 32 procedimenti patrimoniali nel 2003, a soli 4 negli ultimi tre anni". In totale, in Italia, si è passati da 233 procedimenti del 2001 censiti dal ministero della Giustizia, a 28 nel 2006. Per lo Stato, una sconfitta.



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  9. totti10gold
     
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    22 Novembre 2007
    Dieci piccoli sindaci (in meno)

    foto di toppos

    Un varesotto si lamenta del taglio delle Comunità Montane. Ha ragione. Le Comunità Montane, e anche quelle Marine, non vanno eliminate. Vanno trasformate in macro comuni. Le Comunità raggruppano di solito otto/dodici piccoli comuni ai quali forniscono servizi. Dieci piccoli sindaci possono diventare uno, dieci piccoli geometri comunali uno e così via. E’ il dimezzamento dei pani e dei pesci e dei funzionari pubblici. La Comunità Montana si trasforma e i piccoli comuni spariscono.
    Nei piccoli comuni comandano le piccole famiglie, sempre quelle, da decenni. Sono principatini ereditari semi autonomi . In Italia ci sono 8.100 comuni, 7.061 sotto i 10.000 abitanti. Le Comunità Montane sono 356 e costano 800 milioni all’anno. Se ogni Comunità includesse in media 10 comuni elimineremmo circa 3.000 comuni. Padoa Schioppa se ci sei batti un colpo.


    “Caro Beppe,
    vorrei chiederti se sei concorde al taglio delle Comunità Montane mediante il calcolo del Governo.
    Premetto che il territorio italiano presenta una morfologia troppo diversa da poterlo gestire in ugual modo da nord a sud.
    Detto questo, secondo la normativa ipotizzata, verranno tagliate le Comunità Montane di Bognanco e di Susa, mentre si salveranno quelle di Sanremo e di Amalfi.
    Come è possibile per esempio che nel Varesotto vengano tagliate tre comunità montane su quattro perchè considerate nella fascia alpina? I dirigenti romani, forse non sanno che rientrano in quella prealpina? ... non sarebbe opportuno applicare gli stessi parametri di taglio come se fosse in quella appenninica? Le altezze sono identiche!
    Noi varesotti, saremmo ben lieti di essere "tagliati" se tutto il male dell'Italia fosse causato da noi. Tutti gli altri Enti, tipo BIM e Municipalizzate, sono assolutamente irrevocabili... noi invece inutili.
    Un ultimo esempio... la Comunità Montana Valli del Luinese, dà lavoro a disagiati, gestisce i servizi ecologici di 16 comuni, aiuta le piccole realtà rurali come il Curiglia, Pino, Tronzano.. tutti inferiori a 400 abitanti. Mi sta bene il taglio, ma chi si occuperà di tutte queste problematiche? Siamo già una realtà di confine troppe volte dimenticata...ed ora?. Grazie.“ Massimo M.

     
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  10. totti10gold
     
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    23 Novembre 2007
    Banzai!




    Il giapponese è una delle lingue più diffuse in Rete e i giapponesi sono un popolo interessante e rispettabile. I politici corrotti da loro fanno harakiri. Ho creato una sezione del blog in giapponese. Una lingua che sto imparando, mi ricorda un po' il genovese. Perdonate gli errori di pronuncia, sono solo agli inizi.

    "Il mio amico Stefano Benni è andato in Giappone per presentare un suo libro. Gli hanno chiesto chi c’è dietro a Beppe Grillo. Benni non ha saputo rispondere.
    Ho deciso, per spiegarlo agli amici giapponesi, di aprire un blog nella loro lingua. Il Giappone è sempre un po’ più avanti del resto del mondo. Spero quindi in un dialogo con i suoi abitanti per aiutare il mio Paese, l’Italia, che è sempre un po’ più indietro del resto del mondo.
    Prima di dormire leggo sempre un Manga. Fino alla settimana scorsa non capivo mai come finiva la storia, ma mio figlio Ciro di 7 anni si è impietosito e mi ha spiegato che si legge all’incontrario e da destra a sinistra. L’Italia e il Giappone sono simili per molte cose. Una di queste è la longevità della popolazione. Giapponesi e italiani diventano sempre più vecchi. Un’altra cosa in comune è la sovrappopolazione.
    Il Giappone ha risolto il problema inviando all’estero, a rotazione, il 30% dei giapponesi sotto forma di turisti. Il 10% staziona da sempre in Italia a fare fotografie.
    Il Governo italiano, ispirandosi a Niccolò Machiavelli, ha attuato invece un’altra tattica. Ha deciso di far entrare chiunque in Italia per spingere tutti gli italiani a emigrare.
    I politici corrotti sono un prodotto italiano, ci rappresentano all’estero come il Ponte di Rialto di Venezia e Piazza San Pietro di Roma. Il problema è che stanno diventando troppi.
    Nel Parlamento italiano ci sono 24 deputati e senatori condannati in via definitiva per vari reati.A settembre 350.000 italiani hanno chiesto le loro dimissioni firmando una legge di iniziativa popolare. Nessuno ha dato le dimissioni. Stiamo studiando delle soluzioni alternative e voglio chiedere un consiglio ai giapponesi.
    Anche in Giappone, infatti, ci sono stati casi simili, come Toshikatsu Matsuoka, ex ministro dell’Agricoltura che si è suicidato dopo le accuse di corruzione.
    Il ministro Shigeru Ishiba vuole dotare ogni suo dirigente di un sistema di localizzazione satellitare per verificarne gli spostamenti durante l’orario di lavoro. Mi è stato riferito che nessuno si è opposto. E’ una idea ottima per i nostri parlamentari. Potremmo sapere finalmente dove vanno durante il giorno, visto che in Parlamento non ci sono quasi mai. Se stanno sniffando cocaina a casa o tenendo rapporti intimi con soggetti disponibili di entrambi i sessi in qualche albergo romano.
    Cari giapponesi, visto che da noi non si suicida nessuno, possiamo mandarveli in Giappone a fare le vacanze? In cambio potreste darci qualche vostro ministro. Il clima è buono, il cibo ottimo e potrete fare tutto, ma proprio tutto, quello che volete senza rischi. La legge da noi è un optional.
    Potreste inviarci, per iniziare, il ministro degli Esteri Masahiro Komura che ha avuto di recente un attacco di anemia. Da noi si rimetterà subito. In cambio vi daremo Massimo D’Alema, Prodi e Mastella. Voi forse non li conoscete, ma noi sì, per questo ve li vorremmo regalare.
    Ciao e venite sul mio blog www.beppegrillo.it per sapere tutto dell’Italia. Verrò presto a trovarvi." Beppe Grillo

    Postato da Beppe Grillo il 23.11.07 13
     
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  11. totti10gold
     
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    24 Novembre 2007
    Ue/3 Marco Travaglio



    Non ce la faccio più a star dietro a Mastella. La Rai ha cancellato dalla programmazione "La vita rubata". La Direzione Generale Rai ha accolto la richiesta del presidente della Corte di Appello di Messina che, tramite il ministro di Casta e Ingiustizia, ha segnalato che la messa in onda della storia dell'assassinio di Graziella Campagna mina la serenita' dei giudici della Corte d'Assise di Appello che presto si riuniranno per il processo. Siamo tutti più sereni, la mafia non esiste e neppure un ministro della Giustizia.

    Intervento di Marco Travaglio a Strasburgo:
    Intervento di Marco Travaglio al Parlamento Europeo – 13 novembre 2007
    Beppe Grillo:
    Adesso cedo la parola al vero ministro della Giustizia italiano: Marco Travaglio.
    Marco Travaglio:
    Così non posso più parlare di Mastella perché sembra lo faccia pro domo mea!
    In realtà volevo semplicemente darvi la cronologia dei fatti che sono accaduti intorno alle indagini
    condotte da De Magistris, che oggi non le conduce più perché gli sono state scippate. Forse può
    essere interessante vedere la scansione temporale di quello che è accaduto per rendersi conto anche
    della trasformazione che sta subendo il rapporto tra la politica, in particolare il governo, e la
    magistratura in seguito a una serie di riforme, di prassi, di comportamenti, che soltanto qualche
    anno fa sarebbero stati totalmente impensabili.
    Noi, fino a qualche anno fa, eravamo famosi in Europa per avere la magistratura più autonoma e
    indipendente – e costituzionalmente parlando è ancora così – e si è riusciti a manomettere questa
    indipendenza e autonomia senza sfiorare la Costituzione, cambiando semplicemente le leggi
    ordinarie e soprattutto le prassi, e convincendo una parte della magistratura che non è il caso di
    mettersi in frizione con il potere politico con determinati tipi di indagine, come quelle di cui parlava
    prima il Dott. De Magistris.
    Come molti di voi sapranno, l’Italia non ha una grande tradizione di ministri della Giustizia ma
    negli ultimi anni esagera, nel senso che ha avuto due fra i peggiori ministri della giustizia della sua
    Storia: l’ingegner Roberto Castelli, esperto in abbattimento di rumori autostradali, divenuto
    ministro nel 2001 e durato ben cinque anni, autore di alcune tra le leggi più incredibili mai viste –
    quasi tutte cassate dalla Corte Costituzionale perché incostituzionali – o scritte da lui o avallate dal
    suo operato; dopo cinque anni di questo genere è stato sostituito da Clemente Mastella. A memoria
    d’uomo non era mai stato visto nulla di simile: Mastella sta in Parlamento da trentun’anni, è stato
    testimone di nozze, nel 2000, del braccio destro di Bernardo Provenzano, Francesco Campanella,
    l’uomo che fornì a Provenzano i documenti falsi per andare in Francia a operarsi di prostata.
    Campanella era il segretario dei giovani dell’Udeur. All’epoca, l’attuale ministro della giustizia gli
    fece da testimone di nozze insieme all’attuale governatore di Sicilia Salvatore Cuffaro: il mafioso si
    sposa e alla sua destra c’è il futuro ministro della Giustizia mentre alla sua sinistra il futuro
    governatore della Sicilia.
    Con questo pedigree è diventato ministro della giustizia; ha una famiglia numerosa in parte a carico
    dei contribuenti, come ha dimostrato recentemente l’Espresso in un’inchiesta che non ha avuto
    smentite, non ha sortito alcun risultato né in Parlamento né al governo. Spulciando nei bilanci del
    giornale ufficiale del partito del ministro Mastella, “Il Campanile”, si è scoperto che questo –
    finanziato dallo Stato italiano con circa un milione e trecentomila euro all’anno vendendo,
    comprensibilmente, poche centinaia di copie – si occupa di pagare Mastella nel 2005 con 40.000
    euro per compensi giornalistici e di stornare 14.000 euro per i panettoni e i torroncini che la
    famiglia Mastella invia come regali di Natale a spese degli italiani.
    Ci sono poi 12.000 euro per lo studio legale del figlio del ministro, 36.000 per le polizze di
    assicurazione dello stesso figlio. Potete controllare, è tutto documentato sull’Espresso di due
    settimane fa a firma di un giornalista molto bravo: Marco Lillo.
    Viaggi aerei della famiglia e, dulcis in fundo, 2000 euro al mese al benzinaio di Ceppaloni, paese
    della provincia di Benevento, dove il figlio del ministro fa il pieno al suo Porsche Cayenne che
    consuma parecchio.
    A un certo punto i destini del ministro Mastella e del Dott. De Magistris si incrociano perché in una
    delle tre importanti inchieste che conduce il magistrato – una riguarda episodi di collusioni e
    insabbiamenti della magistratura in Basilicata dal nome “Toghe Lucane”, un’altra si chiama
    “Poseidone” e riguarda il dio dei mari sporchi della Calabria e dei depuratori inesistenti pagati con
    denaro pubblico, la terza è “Why Not” e riguarda questo intrico di società che coinvolgono i politici
    e gli interessi forti tramite loro parenti o prestanome – in questa terza indagine si aggirano alcuni
    personaggi che hanno ottimi rapporti con gran parte della politica nazionale italiana, tra i quali
    anche il ministro Mastella.
    La legge sull’ordinamento giudiziario approvata lo scorso anno dal Parlamento italiano, ereditata
    dal governo Berlusconi, ministro Castelli, e lasciata pressoché intatta dal governo Prodi, ministro
    Mastella, concede al ministro della Giustizia un potere che prima gli era negato: quello di chiedere
    al Consiglio Superiore della Magistratura il trasferimento urgente in via cautelare dei magistrati
    anche a prescindere dall’accertamento di loro eventuali responsabilità disciplinari.
    La scansione temporale di questa inchiesta è la seguente: nel marzo di quest’anno il Procuratore
    capo di Catanzaro toglie a De Magistris la prima delle sue inchieste, “Poseidone” riguardante i
    depuratori mai fatti. Ha un discreto conflitto di interessi su questa decisione perché il principale
    indagato dell’inchiesta “Poseidone” è un deputato di Forza Italia, Giancarlo Pittelli, socio di studio
    del figlio della convivente del Procuratore Lombardi. Questo accade a marzo.
    Nel mese di luglio, nell’altra inchiesta, “Why not”, viene iscritto nel registro degli indagati il nome
    di Romano Prodi a proposito di alcuni telefonini in uso ad alcuni suoi collaboratori, in parte
    indagati: per andare a vedere chi usa quei telefonini la Procura prende questa decisione.
    Prodi si comporta correttamente: evita di attaccare la magistratura, cosa che in Italia non accade
    mai, e dice di essere sereno e di attendere con tranquillità le decisioni dei magistrati.
    Passa l’estate. Il 21 settembre, quando ormai tutti sanno che gli investigatori si stanno occupando
    attivamente del ruolo avuto da Mastella e delle sue telefonate intercettate con due dei principali
    indagati cioè uno dei principali capi della Compagnia delle Opere – il ramo finanziario di
    Comunione e Liberazione, organizzazione cattolica molto potente – e un vecchio arnese della
    Loggia P2, già condannato per la maxitangente Enimont Pisignani, il ministro Mastella chiede al
    Consiglio Superiore della Magistratura il trasferimento urgente in via cautelare di De Magistris.
    Avendo da un anno questo potere, su chi decide di sperimentarlo? I magistrati in Italia sono 9000 e
    chiede il trasferimento del Pubblico Ministero che indaga su di lui e sul Presidente del Consiglio.
    Uno a caso su 9000.
    Poi, per non aver vigilato e non avergli tolto prima anche quell’inchiesta, chiede anche il
    trasferimento del suo capo, colpevole di aver sottratto solo l’inchiesta che riguardava il socio del
    figlio della sua convivente.
    Il CSM non ritiene che ci siano questi requisiti di urgenza, tant’è che rinvia la decisione a dicembre.
    Mastella, sempre più preoccupato per queste indagini, corrobora la richiesta di trasferimento con
    nuove carte arrivate dagli ispettori del suo ministero che da tre anni stazionano quasi in permanenza
    alla Procura di Catanzaro per occuparsi del Pubblico Ministero De Magistris.
    Arrivano al CSM anche carte che contestano l’operato di De Magistris proprio sull’indagine che
    riguarda Mastella. Mastella, nel frattempo, è andato in Parlamento a dire che non ha chiesto il
    trasferimento di De Magistris per l’indagine che lo riguarda ma per un’altra: mente spudoratamente
    perché quando arrivano le carte degli ispettori, si capisce che riguardano anche l’indagine nella
    quale si parla di Mastella.
    Il 14 ottobre di quest’anno De Magistris iscrive Mastella nel registro degli indagati per truffa
    all’Europa, truffa allo Stato italiani, finanziamento illecito e abuso. Due giorni dopo, la notizia che è
    segretissima viene pubblicata da un quotidiano italiano il cui ex vice direttore è molto legato ai
    servizi segreti, tant’è che prendeva soldi dal servizio segreto militare.
    Sul quotidiano “Libero” c’è questa fuga di notizie che lo stesso giorno provoca un effetto
    devastante: il Procuratore Generale di Catanzaro, Dott. Dolcino Favi, decide, avendo saputo che De
    Magistris ha iscritto Mastella sul registro degli indagati di togliergli l’inchiesta con il meccanismo
    della avocazione.
    Il motivo è che visto che Mastella ha chiesto il trasferimento di De Magistris, allora questo ce l’ha
    con Mastella quindi non può più indagare su di lui.
    E’ qualcosa che riguarda la novella di Fedro “Il lupo e l’agnello”: il lupo sta sopra, l’agnello sotto e
    lupo accusa l’agnello di intorbidargli l’acqua del ruscello. L’agnello gli dice “ma io sono sotto,
    come faccio?” e l’altro gli risponde “però anni fa mi hai insultato!”. L’agnello replica: “Ho sei mesi
    di vita, è impossibile”, e il lupo: “Allora sarà stato tuo padre” e se lo mangia.
    La stessa argomentazione, al contrario, viene utilizzata per avocare l’indagine: De Magistris lavora
    da mesi su Mastella, Mastella chiede di trasferirlo quindi gli levano l’indagine dicendo “Ha chiesto
    di trasferirti, quindi ce l’hai con lui!”.
    Gli portano via il fascicolo dalla cassaforte mentre è assente, mandano la posizione stralciata di
    Mastella al Tribunale dei Ministri di Roma – è notizia di oggi che lo stesso Tribunale ha dichiarato
    di non essere competente rimandando le carte a Catanzaro – e a questo punto Mastella dichiara che
    De Magistris ha deciso di indagare su di lui apposta, per farsi togliere l’inchiesta e fare il martire.
    Questo è sempre il ministro della Giustizia italiano nell’esercizio delle sue funzioni; sembra
    incredibile a chi non è italiano ma noi abbiamo un ministro della Giustizia così.
    Nel frattempo, al consulente tecnico che ha scoperto i rapporti telefonici tra i vari indagati,
    compreso Mastella, viene revocato l’incarico dal Procuratore Generale Dolcino Favi il quale, in
    realtà, è semplicemente un reggente: sta sostituendo un altro che è andato via in attesa che il
    Consiglio Superiore della Magistratura ne nomini un altro. Cosa che accade, ma il reggente, che a
    questo punto è un autoreggente, continua imperterrito a prendere decisioni che, forse, sarebbe
    meglio lasciare al titolare in arrivo.
    Per completare l’opera, l’Arma dei Carabinieri caccia il Capitano Zaccheo che stava conducendo
    una delle indagini più importanti, l’unica rimasta nelle mani di De Magistris ovvero l’indagine
    “Toghe Lucane”.
    L’imbarazzo del governo è enorme, perché cercare di cacciare l’unico magistrato che indaga sul
    capo del governo e sul ministro della Giustizia è una cosa che anche i più tonti capiscono essere ben
    peggio di quello che aveva cercato di fare, non riuscendoci, il governo Berlusconi.
    L’ultimo atto di questa gravissima pantomima è la decisione della Cassazione sul ricorso presentato
    da De Magistris contro l’avocazione dell’indagine “Why not”: la Cassazione risponde che non è
    ammissibile esaminare questo ricorso perché non lo deve presentare il Pubblico Ministero che si è
    visto scippare l’indagine ma il Procuratore Capo che gli ha sottratto l’altra e firmato l’avocazione di
    questa. Se avete presente il romanzo di Heller Comma 22, nel comma 22 si stabilisce che per essere
    esonerati dai voli di guerra bisogna essere matti ma chi chiede l’esonero non può essere matto
    perché sono matti quelli che li fanno, i voli di guerra.
    Le motivazioni addotte a giustificazione di tutti i passaggi che vi ho elencato ricordano molto il
    paradosso di Joseph Heller.
    Vi ho detto che il Tribunale dei Ministri ha riconosciuto che il Procuratore autoreggente Favi non
    doveva mandare l’indagine a Roma perché non se ne fanno nulla. Vi leggo per concludere quello
    che scrive un magistrato di Palermo che fotografa così la situazione dei rapporti tra giustizia e
    politica, anno domini 2007 regnante il centrosinistra:
    “Il ministro, utilizzando questo nuovo potere di chiedere il trasferimento dei magistrati, ha
    contribuito a creare quel processo a tappe di spoliazione delle inchieste il cui titolare era De
    Magistris.
    Utilizzando il grimaldello della legge, la questione De Magistris è diventata una vicenda pilota che
    mostra i guasti della riforma Mastella. Anche il potere di avocazione, che c’è sempre stato, oggi
    diventa uno strumento di normalizzazione della magistratura.
    Ai tempi del governo Berlusconi, dell’attacco all’autonomia e all’indipendenza della magistratura,
    nessuno si era azzardato ad usare lo strumento dell’avocazione di determinate inchieste.
    Oggi si sta creando nella magistratura un processo progressivo di omologazione, uno degli obiettivi
    si quali ha puntato la politica. C’è una trasversale insofferenza nei confronti dell’azione di controllo
    di legalità svolta dai magistrati che rispettano la Costituzione e applicano la legge uguale per tutti”
    Antonio Ingroia, Procuratore Antimafia a Palermo. Grazie
     
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  12. totti10gold
     
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    25 Novembre 2007
    Il monito del Colle


    Dal Colle, di tanto in tanto, arriva un monito. E’ il famoso “monito del Colle”. Da lassù il presidente della Repubblica è sempre in osservazione e, quando serve, “monita”.
    Monitare è quella particolare attenzione dedicata ai magistrati e alle intercettazioni telefoniche. Il monito è, di norma, un appello ad abbassare i toni, a proteggere la privacy dei politici, a condannare il protagonismo di giudici ciarlieri. Il monito è una battaglia di civiltà, un appello per una convivenza civile. E’ come una folgore di Zeus che colpisce sempre gli stessi alberi e risparmia le discariche.
    Il presidente, oltre a monitare, di solito dorme, non sugli allori, ma sulla onorabilità del Parlamento e dei suoi condannati e prescritti, sulle frequentazioni mafiose e palesi di alcuni partiti, sull’informazione scomparsa. Fa sonni profondi. Se nomini D’Alema/Unipol, Berlusconi/Mondadori o Mastella/Why Not ha un leggero trasalimento. Piccolo, piccolo. Impercettibile. Prende i sali e poi si riprende. Ai nomi di De Magistris e della Forleo però monita subito, senza tentennamenti.
    Il presidente è eletto dai partiti, fa il suo dovere, li accudisce teneramente. L’età lo nobilita, con quegli anni può dire quello che vuole. Come il nonno a tavola quando arriva il dolce. Una volta c’era la bocca di Virna Lisi, oggi la dentiera presidenziale. Il presidente va eletto dagli italiani, non dai nostri dipendenti. Non deve avere più di cinquant’anni. Non serve un presidente da ospizio di garanzia dello status quo partitico. Voglio una persona giovane, della società civile, non legata ai partiti. Chiedo troppo? Dobbiamo chiedere troppo! Ci stiamo giocando un futuro che questi settantenni e ottuagenari non vedranno mai.
     
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  13. totti10gold
     
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    26 Novembre 2007
    Ida e Kristal


    Mi scrive una mamma. Si chiama Ida, ha una bimba malata di nome Kristal. Chiede aiuto.
    Finora nessuno ha risposto. Lo Stato è assente, la violenza sulle donne è anche questo.
    La contestazione di 150.000 donne alle ministre è forse l'inizio di un cambiamento.
    Forza ragazze, donne, nonne, zie.
    Voi potete cambiare l'Italia.

    "Caro Beppe,
    mi chiamo Ida, ho 36 anni. Scrivo questa lettera per chiedere una cosa molto semplice: attenzione da parte dello Stato in cui vivo e del Governo che voto. Attenzione in nome delle leggi che rispetto e delle tasse che pago. Con questa lettera non voglio commuovere qualcuno, perchè non ho bisogno di compassione. Voglio una risposta a dei "perché". Per quanto banale possa apparire, io sono nata in una famiglia umile, ma di sani principi. Mia madre operaia, mio padre decoratore. Ma non mi hanno mai fatto mancare nulla, né a me, né ai miei fratelli, educandoci con i valori di rispetto e correttezza. Decisi presto di interrompere gli studi per aiutare il bilancio della mia famiglia, trovando un lavoro. Per anni ho lavorato ed infine mi sono sposata con l'uomo che nel 2000 mi ha donato la luce dei miei occhi, mia figlia Kristal.
    Diventando mamma realizzo il mio sogno più grande, credendo di non poter chiedere di più a Dio.Quando Kristal compie 18 mesi io e mio marito la portiamo in ospedale perché ancora non cammina. Non lo sapevo, ma quel giorno mi sarebbe caduto il mondo addosso. Il responso dei medici fu "tumore alla testa in fossa posteriore con conseguenza di idrocefalia", ovvero accumulo anomalo di fluido cerebrospinale nel cervello.
    Fu il giorno più terribile della mia vita.Per due anni io e Kristal vivemmo ininterrottamente in ospedale. In quel periodo di tempo la mia piccola ha subito sei interventi. Questi interventi riescono a bloccare momentaneamente la crescita del tumore ed innestano internamente quello che si chiama "shunt", o per meglio dire una valvolva che aiuta lo spurgo - per via intestinale - del liquido che ristagna a causa del tumore.
    All'inizio non è stato facile accettare la sentenza, ma col tempo ho imparato. Ho imparato ad alleviare la sofferenza di mia figlia e la mia, ho abbandonato tutto quello che mi circondava. Purtroppo così facendo ho perso il lavoro e ho perso anche mio marito.
    Oggi Kristal ha sette anni. Ha subito altri interventi senza esito positivo e pur avendo un dottore che reputo formidabile, lei cammina appoggiandosi con la mano. Non pattina, non corre, non riesce a mantenere l'equilibrio, non va in bagno autonomamente ed ha due maestre di sostegno. Tutto questo non le permette di vivere una vita normale, come quella dei bambini della sua età. Stiamo crescendo da sole, con problemi continui.Lo Stato, il nostro Stato, mi penalizza, perché a 36 anni la società di cui esso è responsabile non mi permette di rientrare - e sottolineo rientrare - nel mondo del lavoro. Oltre al problema della mia età, vengo rifiutata perché sono tutelata dalla legge 104, essendo mia figlia diversamente abile al 100%.
    Qualche tempo fa un lavoro l'avevo trovato, come commessa di supermercato.Al momento in cui compilavo i moduli necessari all'assunzione, ho dovuto dichiarare che avevo a carico una bimba inabile e dal quel momento in poi hanno inventato tutta una serie di storie per non assumermi più e alla fine mi hanno lasciato a casa
    Con le 450 euro mensili che prende di accompagnamento, lo Stato, il nostro Stato, mi dice che dobbiamo vivere.Io ho fatto di tutto per trovare lavoro, mi sono iscritta a tutte le agenzie interinali, tutti i siti che offrono lavoro, ho bussato a tutte le porte del mio paese, parlando con tutte le istituzioni e ricevendo sempre false promesse.
    Guardo il mio angelo, sorrido e le dico che mamma, prima o poi, li realizzerà i suoi desideri. Anche a costo di andare fino a Roma incatenata, perché tra poco non mi resterà altro da fare.
    Io chiedo perché tutto questo accade in un Paese evoluto come il nostro. Perché questo Stato che spreca ovunque, mi lascia in queste condizioni. Perché questo grido di dolore diventa un sussurro alle orecchie delle autorità. Perché i deboli, i bambini, vengono abbandonati dal Paese in cui sono nati.
    Io chiedo di potere lavorare. Io chiedo semplicemente di potere aiutare mia figlia, di poter farle vivere quei sogni che da troppo tempo sono costretta a negarle.
    Mi auguro solo che ci sia qualcuno, da qualche parte, che riesca a sentire questo mio grido disperato, di una mamma che vuole aiutare la propria figlia." Ida e Kristal



    Chi vuole offrire un lavoro a Ida lasci i suoi riferimenti in un commento a questo post.

    Chi vuole contribuire con una donazione lo può fare con:

    Causale: Ida e Kristal
    Conto bancario intestato a Beppe Grillo
    ABI 05018
    CAB 12100
    c/c 116276
    Swift: CCRTIT2T84A
    Iban: IT35B0501812100000000116276
    CIN B
    BANCA POPOLARE ETICA


    Ps: Vorrei sapere da Ida il nome del supermercato che l'ha lasciata a casa. Siamo in molti curiosi di saperlo.
     
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  14. totti10gold
     
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    27 Novembre 2007
    Lettera aperta a Franco Bernabé

    foto Adnkronos

    "Caro dott. Franco Bernabè,
    ho saputo della sua nomina ad amministratore delegato di Telecom Italia e ho deciso di scriverle una lettera aperta.
    Lei fu cacciato nel 1999 dalla poltrona che ora va di nuovo ad occupare. Voleva allora un’alleanza con Deutsche Telecom e impedire che Telecom Italia si indebitasse per decine di miliardi di euro con i “capitani coraggiosi” Gnutti e Colaninno che “comprarono” a debito l’azienda. Il suo tentativo fallì per l’opposizione di Massimo D’Alema, allora presidente del consiglio, che favorì l’ingresso nella più grande azienda del Paese di capitalisti con le pezze al culo. In seguito Colaninno è stato condannato per bancarotta preferenziale per Italcase, Gnutti per insider trading e D’Alema è alle prese con il caso Unipol per cui sono stati condannati Consorte e Sacchetti.
    Lei trova un’azienda più indebitata, con meno risorse, con una presenza internazionale ridotta, con decine di migliaia di dipendenti in meno, società vendute, esternalizzate, chiuse. Che ha perso tutti i treni negli ultimi otto anni e che è sopravvissuta solo grazie a un sostanziale monopolio favorito dalla politica.
    Il management che gestisce la sua ex azienda è composto da persone, mi riferisco a Carlo Buora e a Riccardo Ruggiero, che hanno permesso o ignorato la creazione del più esteso centro di spionaggio della storia della Repubblica. Esistono decine di migliaia di fascicoli di persone spiate, per questo sono stati investiti milioni di euro dall’azienda e il vertice non sapeva nulla. Tronchetti e Buora coppia indivisibile, si sono portati dalla Pirelli persone come Tavaroli, gli hanno affidato la Sicurezza di Telecom e non sapevano nulla.
    Le dico questo perchè spero che lei non abbia alcuna esitazione a rimuovere il management che ha condotto Telecom verso il baratro.
    Il via libera al suo incarico è stato dato dal comitato nomine di Mediobanca composto da Rampi, Bollorè, Tronchetti e Geronzi. Non è un buon viatico. Tronchetti e Geronzi li conosciamo e li conosce anche lei.
    Avrei preferito che la sua nomina venisse dalla maggioranza degli azionisti, coinvolgendo i piccoli che sono sempre depauperati da ogni decisione. Non è stato così. Le chiedo azioni immediate per dare rappresentanza adeguata ai piccoli azionisti in assemblea, spero che mi ascolti.
    Tronchetti si è augurato dopo la sua nomina che: “venga valorizzato il lavoro svolto dalla prima linea operativa che ha contribuito al successo economico e tecnologico e a una importante ristrutturazione finanziaria, garantendo con professionalità buoni risultati anche durante il lungo periodo di instabilità”.
    Lei, invece, li cacci tutti questi manager che hanno affossato l’azienda, e che di grande hanno solo le stock option e gli stipendi.
    La seguirò con interesse e nel 2008 sarò pronto per la share action.”
    Beppe Grillo


     
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  15. totti10gold
     
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    28 Novembre 2007
    Il Trio Lescano


    Il procuratore generale della Cassazione Delli Priscoli ha chiesto il processo disciplinare per Clementina Forleo. E’ il trionfo della omologazione della magistratura alla politica. Delli Priscoli è D’Alema senza i baffi. Clementina ha detto: “Il collega Imposimato, l’8 settembre, mi aveva convocato in un ristorante di Roma e mi aveva preannunciato pressioni su Delli Priscoli. O Imposimato aveva ragione o è un mago”.
    Delli Priscoli scrive che Clementina “ha violato gli obblighi di imparzialità, correttezza ed equilibrio” nel chiedere l’autorizzazione all’uso delle telefonate tra Consorte e Ricucci e il Trio Lescano FassinoLatorreD’Alema insieme ai forzaitalioti Cicu e Comincioli. Clementina avrebbe “arbitrariamente coinvolto in un ingiusto danno” il quinquetto delle scalate.
    Clementina è anche colpevole di altri misfatti nei confronti della Polizia di Stato e dei Carabinieri. Non sto a descriverli per non turbarvi, ma posso anticiparvi che ha persino detto a due poliziotti che avevano a suo avviso “sbattuto brutalmente per terra un immigrato” la celebre frase: “E’ora di finirla”.
    Delli Priscoli non ha gradito che Clementina abbia chiesto che il suo avvocato venisse in possesso degli atti dell’incidente stradale in cui morirono i suoi genitori. Un “incidente” annunciato giorni prima. Infatti, la Forleo, nel voler capire se i suoi genitori fossero stati assassinati per le inchieste che lei conduceva, ha: “mancato ai suoi doveri di correttezza”. Clementina Forleo ha troppo coraggio, non ce la meritiamo. Si dimetta dalla magistratura. La Giustizia è ormai un non luogo in cui vengono condannati solo i poveri disgraziati e, forse, neppure loro. Non abbiamo bisogno di magistrati eroi, ma di tribunali che funzionano, di leggi efficaci, di politici onesti, di ministri della Giustizia e non di Mastella.
    Non abbiamo bisogno di giudici fermati con il tritolo o con i provvedimenti disciplinari. Di giudici che rischiano la loro vita e quella dei loro parenti per noi.
    Che popolo siamo diventati? Cosa siamo diventati? Mi guardo allo specchio e mi faccio schifo anch’io.
     
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94 replies since 13/11/2007, 14:34   598 views
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