IL GRILLO PARLANTE

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  1. Don Giuliano
     
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  2. totti10gold
     
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    31 Ottobre 2007
    Anti Gentiloni Divide


    Paolo Gentiloni ha fatto il bando sul WiMax. Paolo è uno che non ha tempo da perdere. E’ sempre al tennis con il suo amico Ermete e nei momenti di relax è immerso nella lettura di Liala. Ha fatto carriera, da portavoce di Rutelli al Comune di Roma è diventato ministro delle Comunicazioni. Un ministero che richiede grande impegno e competenza. Paolo conosce i suoi limiti. Le leggi e i bandi li fa scrivere agli addetti del settore:
    - per la deroga dei termini del digitale terrestre ha telefonato a Confalonieri che gli ha dato un paio di dritte. Ora Fede non ha nulla da temere: non diventerà digitale fino al 2012. Rete4 è salva
    - per dare nuovi contributi alla stampa e tappare la bocca ai blog ha usato un prestanome. Dato che Paolo è il prestanome di Rutelli, si tratta quindi di un presta-prestanome, il mitico Ricardo (con una c sola) Levi. La Levi-Prodi, scritta sotto dettatura di Berlusconi e De Benedetti, lui non l’ha letta. L’ha anche confessato ai 700.000 blogger italiani e ha detto che in futuro sarà più attento
    - per il WiMax, la tecnologia che trasmette a 50 chilometri con costi di impianto molto bassi che dovrebbe risolvere il problema dell’ultimo miglio, Paolo ha avuto un’intuizione straordinaria: chi meglio dei responsabili del nostro digital divide può risolvere il problema del digital divide? Dopo un rapido consulto con Telecom, Vodafone, H3G e Wind ha deciso di farli partecipare al bando. “Per incrementare la competizione nelle telecomunicazioni” ha spiegato. Le frequenze per il WiMax di proprietà dello Stato saranno consegnate ai responsabili del ritardo dell’Italia che, secondo i dati dell’Unione Europea, è sotto la media dell’Europa allargata dei 27. Per facilitare l’ingresso dei grandi operatori Paolo ha fissato il prezzo d'asta complessivo di tutte le licenze WiMax in 45 milioni di euro. Un’elemosina per lo Stato. Un prezzo così basso era giustificabile per fare entrare nuovi operatori, come è successo in Francia, non per i soliti noti che guadagnano miliardi di euro. Dopo la pubblicazione del bando, preso dall’entusiasmo per aver superato Gasparri, Paolo ha dichiarato: “Il Governo conferma così gli impegni a ridurre il divario digitale ancora presente in molte Regioni italiane".

    Grazie a un ricorso della società MGM che non vuole l’ammissione degli operatori UMTS (quelli attuali) alla gara il bando WiMax ha subito un colpo d’arresto. Proviamo noi a dargliene uno mortale con una petizione alla Comunità Europea.

    Firmate la petizione e diffondete il box di Anti Gentiloni Divide in Rete come un virus.



     
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  3. totti10gold
     
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    Le parole di Giuseppe Fava


    Giuseppe Fava era un giornalista italiano. Fu fondatore del giornale "I Siciliani". È stato ucciso nel gennaio 1984 dalla mafia. Pubblico una sua intervista, presente in Rete, su richiesta di molti blogger. Le sue parole sembrano profetiche.

    Biagi: Giuseppe Fava, giornalista, scrittore catanese, autore di romanzi e di opere per il teatro. Fava, per i suoi racconti a cosa si è ispirato?
    Fava: alle mie esperienze giornalistiche. Io ti chiedo scusa ma sono esterrefatto di fronte alle dichiarazioni del regista svizzero. Mi rendo conto che c'è un'enorme confusione sul problema della mafia. Questo signore ha avuto a che fare con quelli che dalle nostre parti sono chiamati "scassapagliare". Delinquenti da tre soldi come se ne trovano su tutta la terra. I mafiosi sono in ben altri luoghi e in ben altre assemblee. I mafiosi stanno in Parlamento, sono a volte ministri, sono banchieri, sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. Bisogna chiarire questo equivoco di fondo: non si può definire mafioso il piccolo delinquente che ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale… quella è piccola criminalità che credo esista in tutte le città italiane e europee. Il problema della mafia è molto più tragico e importante, è un problema di vertici della nazione che rischia di portare alla rovina, al decadimento culturale definitivo l'Italia.
    Biagi: Tu hai fatto conoscenza diretta del mondo della mafia, come giornalista?
    Fava: Sì, ho conosciuto diversi personaggi dell'una e dell'altra parte. Attraverso le cronache, le indagini che andavamo conducendo e che abbiamo puntualmente riferito sui nostri giornali.
    Biagi: Chi ricordi di più di questi tipi? Dei vecchi mafiosi, ad esempio? Sono cambiati?
    Fava: Un uomo sì. C'è un abisso tra la mafia di vent'anni fa e quella di oggi. Allora il mafioso per eccellenza era Genco Russo. Io sono stato a casa di Genco Russo e, mi si perdoni il termine, sono stato l'unico ad avere l'onore di intervistarlo. Ad avere un memoriale firmato che iniziava con le parole "Io sono Genco Russo, il re della mafia". Genco Russo governava il territorio di Mussomeli dove, da vent'anni, non c'era stato non dico un omicidio ma nemmeno uno schiaffo. Non c'era un furto, tutto procedeva in ordine, nella legalità più assoluta. Era la vecchia mafia agricola, la quale governava un territorio di una forza straordinaria che il mondo di allora non poteva ignorare. Controllava tra i 15 e i 40mila voti di preferenza.Nessun uomo politico poteva ignorare questa potenza determinate. Era sufficiente che Russo spostasse quei voti non da un partito all'altro, ma anche all'interno dello stesso partito per determinare la fortuna o meno di un uomo politico.Ecco perché poteva andare alla Regione Sicilia e spalancare con un calcio la porta degli assessori: lui era il padrone.Poi la società si modificò e i mafiosi non furono più quelli come Genco Russo.I mafiosi non sono quelli che ammazzano, quelli sono gli esecutori. Anche al massimo livello. Si fanno i nomi dei fratelli Greco. Si dice che siano i mafiosi vincenti a Palermo, i governatori della mafia. Non è vero: sono anche loro degli esecutori. Sono nella organizzazione, stanno al posto loro. Un'organizzazione che riesce a manovrare centomila miliardi l'anno. Più, se non erro, del bilancio di un anno dello Stato italiano. E' in condizione di armare degli eserciti, di possedere flotte, di avere una propria aviazione. Infatti sta accadendo che la mafia si sia impadronita, almeno nel Medio Oriente, del commercio delle armi.
    Gli americani contano in questo, ma neanche loro avrebbero cittadinanza in Italia, come mafiosi, se non ci fosse il potere politico e finanziario che consente loro di esistere. Diciamo che questi centomila miliardi, un terzo resta in Italia e bisogna riciclarlo, ripulirlo, reinvestirlo. E quindi ecco le banche, questo prolificare di banche nuove. Il Generale Dalla Chiesa l'aveva capito, questa era stata la sua grande intuizione, che lo portò alla morte. Bisogna frugare dentro le banche: lì ci sono decine di miliardi insanguinati che escono puliti dalle banche per arrivare alle opere pubbliche. Si dice che molte chiese siano state costruite con i soldi insanguinati della mafia.
    Biagi: una volta si diceva che la forza dei mafiosi è la capacità di tacere. Adesso?
    Fava: Io sono d'accordo con Nando Dalla Chiesa: la mafia ha acquisito una tale impunità da essere diventata perfino tracotante. Le parentele si fanno ufficialmente. Certo, si alzano le mani quando qualcuno sta per essere ammazzato, si cerca di tirare fuori l'alibi personale e morale. Io ho visto molti funerali di Stato. Ora dico una cosa di cui solo io sono convinto, quindi può non essere vera: ma molto spesso gli assassini erano sul palco delle autorità.
    Biagi: cosa vuol dire essere "protetti", secondo il linguaggio dei mafiosi?
    Fava: Poter vivere dentro questa società. Ho letta un'intervista esemplare, a quel signore di Torino che ha corrotto tutto l'ambiente politico torinese. Diceva una cosa fondamentale, una legge mafiosa che è diventata parte della cultura nazionale: non si fa niente senza l'assenso del politico e se il politico non è pagato. Noi viviamo in questo tipo di società, dove la protezione è indispensabile se non si vuol condurre la vita da lupo solitario. Questa vita può essere anche affascinante, orgogliosamente soli fino all'ultimo, ma 60 milioni di italiani non potranno farlo.
    Biagi: Vorrei fare a tutti una domanda: secondo voi cosa si deve fare per eliminare questo fenomeno?
    Fava: A mio parere tutto parte dall'assenza dello Stato e al fallimento della società politica italiana. Forse è necessario creare una seconda Repubblica, in Italia, che abbia delle leggi e una struttura democratica che elimini il pericolo che il politico possa diventare succube di se stesso, della sua avidità, della ferocia degli altri, della paura o che possa anche solo diventare un professionista della politica. Tutto parte da lì, dal fallimento degli uomini politici e della politica. Della nostra democrazia, così come con la nostra buona fede l'abbiamo appassionatamente costruita e che ci si sta sgretolando nelle mani.
    Dalla Chiesa: Io ci ho pensato a lungo, credo che la regola principale sia far capire che il delitto non da potere, ma che anzi lo toglie.
     
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  4. totti10gold
     
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    3 Novembre 2007
    Rula Jebreal e l'immigrazione





    Ho intervistato Rula Jebreal sul tema dell'immigrazione. La sua analisi è semplice e di buon senso. In Italia i partiti mettono sempre i loro interessi e, alcuni, anche le loro ideologie al primo posto. Poi vengono i cittadini. Se c'è un problema che si arrangino. Se la situazione sfugge di mano si fa un decreto legge che lascia le cose come prima. Questa classe politica ha fatto il suo tempo. Speriamo che se ne vada in fretta prima che l'Italia si disintegri.


    "Il problema dell’ immigrazione, in Italia, ricade sulla società in termini di impatto e problematiche. Dalla politica viene ignorato e sottaciuto o affrontato solo in occasione di episodi di cronaca nera.
    In quel caso l’approccio è per tifoserie. Chi parla di tolleranza zero non spiega in termini di legge cosa voglia dire, le volte che l’ho chiesto ai politici mi hanno risposto, ad esempio, che si devono subito cancellare le scritte sui muri appena compaiono… mi sarei aspettata una risposta più ampia.
    C’è chi parla, invece, di solidarietà a tutto campo, approccio che peraltro è offensivo e umiliante nei confronti degli immigrati che non vengono considerati come esseri umani, uomini o donne con dei diritti e dei doveri.
    La questione esplode sempre a ridosso degli episodi, non c’è un approccio completo, europeo che guardi all’immigrazione non solo come parte del problema ma anche parte della soluzione.
    Sarkozy, in Francia, sta facendo passi in avanti mettendo nel governo degli immigrati come Rachida Dati, ministro della Giustizia. E’ stato l’uomo che ha creato la consulta islamica per capire come dialogare e affrontare dentro le comunità la questione del radicalismo islamico.
    La questione dei Rom era palese e prevedibile: era chiaro che inglobando nella Comunità Europea certi Paesi, gli abitanti sarebbero arrivati in massa, anche per la diversa prospettiva di vita.
    Quello che manca qui sono un progetto politico completo e un obiettivo: tanti arrivano senza prospettiva di lavoro quindi l’unica strada è quella di delinquere. La risposta politica è per ora assente, e tutto il peso lo assorbe la società la cui risposta, ovviamente, non può che essere di rifiuto e spavento. Non c’è nessuno che ammortizzi l’impatto, anche regolando i flussi migratori.La proposta francese alla Comunità Europa è di regolare i flussi anche dei comunitari. Si sta discutendo alla Commissione Europea, si discuterà anche al Parlamento Italiano con il solito approccio ideologico. Si arriverà ad una soluzione, spero non troppo tardi. La società oggi risponde anche in maniera violenta: chi attacca i campi nomadi, chi li brucia.
    C’è poi chi pensa di potere accogliere tutti, non c’è programmazione, come viene fatto in altri Paesi.
    Purtroppo, per l’ennesima volta, la politica è silente e continua ad occuparsi di altro. C’è un rischio grave: che la situazione esploda e accada come in Francia dove è stato bruciato un hotel che ospitava immigrati. E’ vero, in Italia c’è meno razzismo che in altri Paesi europei ma c’è molta meno integrazione. E’ un dato che spaventa, c’è molta meno integrazione.
    E’inutile girare attorno alla questione, che è molto chiara: bisogna regolare i flussi, dare diritti ma anche doveri. Bisogna cominciare a pensare come la Gran Bretagna che accoglie dando regole chiare, ma chi delinque esce dal Paese e non ritorna più. E’ un sistema valido che per ora è andato molto bene." Rula Jebreal
     
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  5. totti10gold
     
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    TANTO PER PARLARE DEL MINISTRO CHE CHIEDE LEGGI PIU' SEVERE.........E LUI INVECE FA LA COSA PIU' SEMPLICE: RIMUOVE O FA RIMUOVERE DIRETTAMENTE I MAGISTRATI CHE SI OCCUPANO DEI SUOI PRESUNTI (????????) REATI!


    4 Novembre 2007
    Tritolo? Why Not?

    immagine da Wikipedia

    Gioacchino Genchi, l’esperto nominato da Luigi De Magistris è stato rimosso dal suo incarico dalla Procura di Catanzaro insieme al capitano dei Carabinieri Pasquale Zacheo che aveva seguito l’inchiesta Why Not dal suo inizio. Nella relazione di Genchi, riportata dal Secolo XIX, compaiono i nomi dei protagonisti dell’indagine. Oltre ai risaputi Romano Prodi, Clemente Mastella, Lorenzo Cesa, ci sono Francesco Rutelli, Giuseppe Pisanu, Gianni Alemanno, l'immancabile giornalista Renato Farina e il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà Giorgio Vittadini.
    Genchi riporta i colloqui telefonici dei vari personaggi. Mastella è sempre in pole position. Parla confidenzialmente con gli indagati Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere della Calabria, e con Luigi Bisignani, ex iscritto alla P2 e condannato a 3 anni e 4 mesi per la maxi tangente Enimont. Al secondo posto a pari merito ci sono Prodi e Rutelli, "Er Cicoria" come riporta Genchi: "Numerosi sono pure i contatti telefonici tra Antonio Saladino e Francesco Rutelli, del quale il Saladino aveva anche annotato i riferimenti delle utenze di diversi cellulari, dell’abitazione e degli uffici di partito".
    Genchi ha scritto nel suo sito:"Hanno conteggiato tutti i costi sostenuti dalla Procura Generale di Catanzaro, e hanno detto che quelle erano le liquidazioni di De Magistris per le mie parcelle. Nientemeno. Perché sia chiaro, e sfido chiunque a dimostrare il contrario, il giudice De Magistris non mi ha ancora liquidato un solo centesimo di euro per il mio lavoro. Nemmeno il rimborso del traghetto da Messina a Villa San Giovanni. Sapevo, inoltre, che accettare i suoi incarichi non mi avrebbe arrecato alcun vantaggio. Avrei potuto continuare ad occuparmi di rapine, mafia ed omicidi. Mi chiedo se sia anche per questo che qualcuno voglia fermarmi. Non ho paura delle minacce e ho la coscienza a posto. Ho sempre messo nel conto i rischi del mio lavoro. Invero, non avevo mai considerato quello di essere sequestrato, a scopo di estorsione. Con i milioni di euro che Mastella mi attribuisce di avere ricevuto da De Magistris, andare in Calabria diventa pericoloso anche per questo! A parte l’ironia, questo è il mio lavoro e ne sono fiero".

    Riassunto delle puntate precedenti di Why Not:
    - chiesto il trasferimento di De Magistris da Mastella
    - il CSM sposta la decisione a dicembre e non lo trasferisce
    - fuga di notizie sull'inchiesta pubblicate da Libero
    - avocata l'inchiesta a De Magistris
    - trasferite a Roma le carte processuali con un blitz alla Procura di Catanzaro
    - iniziata la verifica per trasferire il merito di Why Not al Tribunale dei Ministri
    - rimosso Gioacchino Genchi, perito dell'inchiesta
    - rimosso Pasquale Zacheo, capitano dei Carabinieri che aveva seguito l'inchiesta.

    De Magistris ha parlato di poteri occulti e di tritolo. Sarà questa la prossima mossa?

    CI SAREBBE ANCHE LA RELAZIONE DI GENCHI MA SONO 22 PAGINE!

    CLICCANDO QUI, SI ACCEDE AL DOCUMENTO IN PDF

    http://www.ilsecoloxix.it/italia_e_mondo/a...ti/rel_g_cz.pdf

    Edited by Don Giuliano - 14/11/2007, 17:09
     
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  6. totti10gold
     
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    6 Novembre 2007
    Lo schiavismo italiano condannato dall'ONU


    La legge Maroni, o legge 30, doveva essere subito abolita da questo Governo. Nel programma dell'Unione la legge Maroni è citata 28 volte ai fini di emendarla o abolirla. L'Unione si era impegnata a cambiarla radicalmente con i suoi elettori. Non ha mantenuto le promesse. Ora anche gli organismi internazionali cominciano a chiederci perchè stiamo trasformando gli italiani in Schiavi Moderni. La ILO, Agenzia delle Nazioni Unite per i Diritti del Lavoro ha convocato Damiano. Il ministro ha preferito non farsi impallinare e ha mandato la sua direttrice generale che ha dato la colpa al precedente Governo.
    Il professor Mauro Gallegati mi ha inviato una lettera sull'argomento.

    Scarica il libro "Schiavi Moderni", 412.000 copie downloadate!

    "Con il pretesto della flessibilità per modernizzare il mercato del lavoro, la legge 30 ha creato una situazione di precarietà preoccupante. Per le statistiche ufficiali, i contratti a termine sono diventati quasi l'unico modo che hanno i giovani di trovare un impiego ma poi è raro che questi si traducano in lavori stabili, con un rapporto di 1 a 25. Stanno aumentando le distorsioni del mercato del lavoro, specialmente nel Sud del Paese dove la diminuzione del tasso di occupazione ha raggiunto livelli allarmanti".
    Non sono le considerazioni note della sinistra radicale o dei metalmeccanici Fiom, critici sul Protocollo del governo perché conserva gran parte della legge 30, ma le osservazioni della Commissione di esperti dell'International Labour Organisation, ILO, Agenzia delle Nazioni Unite per i diritti del lavoro.
    È passata inosservata la notizia che il nostro Governo, tramite il ministro Damiano, è stato convocato in un'audizione speciale nel corso della 96° Conferenza internazionale del lavoro, a giugno a Ginevra, per discutere della situazione in Italia e degli effetti della legge 30, che ha suscitato non poche perplessità nella comunità internazionale. L'ILO ha un ruolo normativo e di controllo sull'applicazione delle norme internazionali, oltre che di sostegno ai governi nel perseguimento del "Lavoro dignitoso" contro la deregolamentazione dell'occupazione e la negazione dell'intervento pubblico di protezione sociale. Dai verbali dell'audizione italiana emerge con chiarezza "l'incompatibilità" delle riforme del governo Berlusconi rispetto alla Convenzione 122 sulle politiche del lavoro. La Convenzione, ratificata dall'Italia nel 1971, impone agli Stati membri l'adozione di "programmi diretti a realizzare un impiego pieno, produttivo e liberamente scelto" e in generale "l'elevazione dei livelli di vita, attraverso la lotta alla disoccupazione e la garanzia di un salario idoneo".
    Per la Commissione composta da 20 giuslavoristi di tutto il mondo, "l'unico fine perseguito dal vecchio governo è la liberalizzazione del mercato del lavoro secondo un modello di contrattazione sempre più individualizzata, a discapito di politiche territoriali di sviluppo nell'industria e nella ricerca, fondamentali per assicurare competitività nei settori innovativi, anziché cercare di competere con le economie emergenti sul costo del lavoro". La Commissione ha chiesto di rispettare la Convenzione 122 con "un ritorno alla centralità del rapporto di lavoro a tempo indeterminato come forma tipica di occupazione", attraverso una concertazione che vada a beneficio dei lavoratori, in termini di condizioni salariali e di vita, e non solo delle imprese.
    All'audizione dell'Ilo non ha partecipato il ministro Damiano, seppure convocato formalmente, ma Lea Battistoni, che al ministero è direttore generale del mercato del Lavoro. Dopo avere premesso che il nuovo esecutivo è in carica da troppo poco tempo per mostrare già i risultati delle proprie politiche, Battistoni ha rassicurato la Commissione spiegando che le richieste dei sindacati erano state prese in considerazione e che non c'è motivo di preoccuparsi per il mancato rispetto delle convenzioni internazionali da parte dell'Italia: "Questa discussione - ha detto - sembra appartenere al passato, a un altro governo".(tratta da Il Manifesto del 16 ottobre 2007, a firma Vittorio Longhi).

     
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  7. totti10gold
     
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    7 Novembre 2007
    La Voix de la Vallée


    Il referendum propositivo in Italia non è consentito. Il cittadino può solo abrogare le cazzate votate dal Parlamento. E se ci riesce, come nel caso del finanziamento pubblico ai partiti, i politici lo ignorano. Aggirano la legge o ne fanno una nuova.
    In altri Stati il cittadino può proporre, da noi può solo subire. Il popolo che decide è populismo. Il popolo che propone una legge è demagogia. Se invece la legge la fanno i dipendenti dei partiti in Parlamento scelti nel 2006 da FassinoRutelliBertinottiFiniBerlusconi alla faccia nostra allora sì che è democrazia.
    Per introdurre il referendum propositivo bisogna cambiare la Costituzione. Il Parlamento non lo farà mai. La Costituzione è un vestito su misura per i partiti. Cucito addosso, comodo, largo il giusto per non dovere mai dire: “Mi spiace” agli italiani. Un giorno bisognerà mettere mano alla Costituzione, farla diventare uno strumento vero, vitale, nelle mani dei cittadini. Non un sacrario della memoria.
    Per discutere della Costituzione in Italia è necessario essere costituzionalisti (cosa vorrà dire?), così come per parlare della legge Maroni (che si nasconde meglio di una talpa) bisogna essere dei giuslavoristi. La parola magica per bloccare ogni cambiamento è: “Anticostituzionale”. Funziona meglio di “Vade retro Satana”. La Costituzione ha paura dell’uomo forte e del popolo. Ha consegnato l’Italia ai suoi rappresentanti, i partiti, che da allora non l’hanno più restituita.
    C’è però un segnale di cambiamento. In Valle D’Aosta, regione autonoma, è stato introdotto il referendum propositivo. Per la prima volta in Italia si potranno approvare proposte di legge popolari. Il popolo diventa legislatore.
    Il 18 novembre si vota su cinque proposte di legge per le regole per l’elezione del Consiglio e della Giunta regionali e il futuro dell’ospedale regionale. Il quorum minimo di partecipazione è del 45%. I partiti invitano la gente a non andare alle urne o non ne parlano. Domenica 18 novembre tutti a votare dal mattino presto. La Voix de la Vallée devono sentirla fino a Roma.

     
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  8. totti10gold
     
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    8 Novembre 2007
    Non lo sa nessuno ... ( Romano Prodi)


    Valium Prodi è finito sulla prima pagina del Financial Times in un articolo dal titolo: "Prodi says Romanian influx took EU by surprise". Alla domanda sul numero di ingressi di rumeni in Italia dal 1° gennaio 2007 Valium ha risposto: "Nobody knows" (Non lo sa nessuno).
    Prodi risponde invece benissimo sul numero delle aziende italiane che hanno investito in Romania. Lo ha sulla punta della lingua: 22.000 imprese italiane che danno lavoro a 600.000 rumeni.
    Che risposte, che stile, che valium.
    All'inizio dell'anno l'Italia ha aperto le frontiere a Bulgaria e Romania, gli altri grandi Paesi europei le hanno chiuse con la moratoria. Il risultato è che i flussi sono arrivati tutti in Italia.
    Non è stato chiesto a Prodi quanti bambini vivono nei campi rom e da dove vengono. La sua risposta sarebbe comunque stata: "Nobody knows".
    L'organizzazione "Troviamo i bambini" mi ha chiesto di pubblicare questo appello:

    "In questi giorni è stato approvato il Decreto Legge sull’espulsione dei Comunitari…
    In molte città sono pronti a smantellare i campi nomadi…

    MILANO(…) Decine di baracche abusive, appoggiate una sull’altra, abitate da più di duecento persone. I bambini vestiti di stracci giocano nel fango, mentre i genitori seduti per terra bevono vino al cartoccio e contano i soldi delle elemosine.
    «Io sto qui da tre mesi. Qui è uno schifo, non c’è acqua, non posso lavare i miei bambini, non c’è corrente – racconta una donna.(…)In via Silla, stessa situazione. Alcune baracche abusive sono abitate da jugoslavi. Dall’altra parte della strada, invece, nascosta in un boschetto, la “casa” di un’altra famiglia rom: due materassi marci di muffa sono l’unico comfort, l’aria dentro la baracca è irrespirabile.
    Il degrado domina anche in via de Pisis. Vicino a un parchetto dove i genitori portano i bambini a giocare è sorta una piccola baraccopoli. «Saremo una quarantina di persone - dice una mamma rom di trentotto anni -, soprattutto bambini».
    Un paesaggio surreale, un pezzo di terzo mondo che ha trovato sistemazione, abusiva ovviamente, nel primo. Le baracche sono tuguri umidi e maleodoranti. Una bambina si butta su un materasso gettato nel fango, tutto attorno è emergenza sanitaria.
    La cucina è una griglia improvvisata in mezzo ad una discarica a cielo aperto: fango, escrementi umani ovunque e un cimitero di rifiuti arrugginiti. (…)"

    Se solo venisse denunciato da chiunque un decimo di quello che avete letto, che però riguardasse “bambini italiani”, i bambini verrebbero immeditamente portati via dagli assistenti sociali… Di questi bambini invece, NON IMPORTA NIENTE A NESSUNO…In un nostro articolo che titolava “ZINGARI”, ( che vi consigliamo caldamente di rileggere) questo Comitato denunciava che da una segnalazione fatta alla Questura di Bologna dalla nostra Ambasciatrice Dott.ssa Maria Rosa Dominici , si scoprì che in varie famiglie nomadi della stessa città:

    Su 11 bambini
    3 erano realmente i figli dei genitori…
    5 erano “in affitto”…
    e dei restanti 3 non si sapeva nulla…
    Quindi partendo da questa esperienza questo Comitato, lancia un appello alle AUTORITA’ COMPETENTI:
    Mentre “smantellate” fate un controllino anche sui loro bambini ?
    Vogliamo controllare gentilmente se quelli che hanno sono i loro?
    E se risulterà che “alcuni” non saranno i loro, porre loro una domandina semplice semplice tipo:
    “Dove hai trovato questo bambino/a?”
    E se risulteranno i loro, che fine faranno?
    I bambini NON DELINQUONO, i bambini sono vittime…
    Questo appello viene “lanciato” :
    Al Presidente della Repubblica On. Giorgio Napolitano
    Al Presidente della Camera On. Fausto Bertinotti
    Al Presidente del Senato On Franco Marini
    All’ UNICEF
    All’ ONU
    Ad Amnesty International

     
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  9. totti10gold
     
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    9 Novembre 2007
    Cristo si è fermato a Capanne


    Le droghe sono vietate ovunque in Italia tranne che in Parlamento. Il cittadino non parlamentare che fa uso di hashish è un delinquente da punire. Aldo Bianzino è stato arrestato per coltivazione di canapa indiana nel suo orto. Era un falegname. Viveva con la famiglia a Pietralunga, sulle colline vicino a Città di Castello. Nel carcere di Capanne è stato pestato a morte. Il medico legale ha riscontrato 4 ematomi cerebrali, fegato e milza rotte, 2 costole fratturate. Lascia una moglie e un figlio, aveva 44 anni e non aveva mai fatto male a nessuno. Un fisico esile, capelli biondi come quelli di un altro falegname finito in croce. Aldo è invece finito prima in cella di isolamento e poi al cimitero. E’ stata aperta un’inchiesta per omicidio volontario dal giudice Petrazzini. Il blog seguirà attentamente i prossimi avvenimenti e si recherà a Pietralunga.
    La morte di Aldo ha due cause. La prima è la detenzione per chi fa uso di canapa indiana. La seconda l’impunità di chi disonora la divisa e si comporta peggio dei criminali.
    La prima ragione è assurda, riempie le carceri di tossicodipendenti e di consumatori occasionali. Giovanardi, compagno di partito di Mele donne-coca-champagne, su questo non è d’accordo, lui vuole quattro anni di carcere per un grammo di hashish (leggi l’intervista).
    L’uso di canapa indiana va liberalizzato. Ci sarebbero meno pusher, meno finanziamenti alla criminalità organizzata, non più carceri che scoppiano.
    La stessa Cassazione ha ribadito che la mini coltivazione domestica di canapa non costituisce reato se essa “non si sostanzia nella coltivazione in senso tecnico-agrario ovvero imprenditoriale”.
    Siamo al ridicolo.
    La violenza istituzionale sta diventando un vizio mortale, dopo Aldrovandi, Bolzaneto e Scuola Diaz.
    Riporto dal sito Il Pane e le Rose:
    “Dunque Aldo è stato sottoposto ad un pestaggio mortale da parte di guardie carcerarie, mentre si trovava in isolamento, probabilmente in conseguenza del fatto di aver dato in escandescenze. Il pestaggio da parte di personale dipendente dal Ministero di Grazia e Giustizia emerge, ancora una volta, essere una pratica corrente all’interno del Carcere per i detenuti che creano problemi. Esso è praticato da personale specializzato che utilizza tecniche professionali finalizzate ad evitare denunce sulla base di superficiali riscontri medico legali. Dobbiamo immaginare nella loro compiutezza formale i dispositivi che stanno dietro questa pratica:
    vi sarà un manuale – riservato - dove viene descritta la procedura da seguire nel pestaggio; vi saranno percorsi di formazione con esperti che insegnano la tecnica ed i gesti più opportuni e ne supervisionano la messa a regime, un percorso di training, una valutazione attenta delle attitudini e delle capacità di chi è chiamato ad applicare materialmente, nel lavoro di tutti i giorni, la tecnica..”.
    Se quanto riportato fosse vero, suggerisco che il massaggio carcerario sia praticato anche alla popolazione parlamentare che fa uso di droga in aula, in ufficio o negli alberghi della capitale.

    Invito tutti a partecipare alla Manifestazione nazionale per Aldo Bianzino a Perugia sabato 10 novembre 2007.
     
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  10. totti10gold
     
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    10 Novembre 2007
    Pregiudicati in Parlamento, mafiosi in carcere

    Clicca il video

    Dal 1992 ci separano 15 anni. La mafia è passata dalla stagione delle bombe a quella della pax sociale. In questo periodo i boss sono finiti in carcere con una certa regolarità. Ogni due/tre anni una cattura del boss dei boss. Nel frattempo i politici inquisiti sono rimasti sempre in libertà.
    Paolo Borsellino disse: “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio, o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”.
    E così fu, ma l’accordo firmato all’inizio degli anni ’90 tra mafia e una parte della politica non deve essere molto favorevole alle famiglie mafiose. A loro il carcere duro, agli altri ville, belle donne, Dom Perignon e passerelle televisive. E quando finiranno le famiglie?
    Forse è ora che la mafia riveda il contratto e cambi alcune clausole. Non è tollerabile che il mafioso, dopo aver rischiato la vita e essersi esposto in prima persona, finisca in carcere per anni, mentre il politico la fa sempre franca. Ai politici pregiudicati e prescritti il Parlamento, ai mafiosi, se va bene, l'Ucciardone.
    Lirio Abbate e Peter Gomez hanno scritto un libro: “I complici”. Abbate è sotto scorta. Non per essere protetto dalla mafia, ma per sfuggire agli intoccabili. Ha fatto troppi nomi e cognomi di politici, parlamentari, funzionari dello Stato. Quelli che in galera non ci vanno mai.
    Riprendo alcune righe dall’introduzione del libro:
    “Quando i giornali (pochi) e i cittadini scoprono, con ritardo di anni rispetto agli uomini del Palazzo, i nomi di parlamentari, deputati regionali, ministri, assessori, sindaci che frequentano o hanno frequentato non occasionalmente boss e condannati per fatti di mafia, la reazione dei loro colleghi è zero. O meglio una c’è: si grida al complotto. Il principio di elementare prudenza che porta, nelle democrazie mature, ad escludere ed emarginare chi ha amicizie discutibili in Italia non scatta mai”.

    Il libro: "I Complici" di Lirio Abbate e Peter Gomez è edito da Fazi editore
     
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  11. totti10gold
     
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    11 Novembre 2007
    Assassinii (di massa) sul lavoro


    Nel 2006 ci sono stati 1302 morti sul lavoro, 930 mila infortuni, circa 27 mila invalidi. Un costo sociale di 41 miliardi di euro ogni anno. 5/6 tesoretti.
    Nel 2007 il numero sarà superato senza problemi. Solo lo scorso 5 novembre sono state assassinate sul lavoro 5 persone. I loro nomi erano Immacolata, Alan, Francesco, Cristiano e Paul.
    E’ una guerra che i giornali non raccontano, i che politici ignorano o usano.
    Bisogna domandarsi perchè un uomo o una donna decida di lavorare a rischio della sua vita. Non sono mai morti casuali, chi muore sa di affrontare un pericolo. Decide di farlo perchè ha dei figli, per pagare il mutuo della sua casa o semplicemente per sopravvivere. Lo fa perchè senza diritti, clandestino o precario con una lettera di licenziamento prefirmata, così, se alza la voce, si licenzia da solo.
    Ci sono più caduti in Italia in un anno che soldati statunitensi nella guerra in Iraq. Non basta? Dove si vuole arrivare? E perchè nessuno ne fa una battaglia nazionale, da vincere, da combattere fino in fondo senza fare nessun prigioniero?
    Chi ci guadagna? Perchè qualcuno ci guadagna di sicuro.
    Oggi, domani, per tutta la settimana i media ci satureranno il cervello con la violenza del calcio. Se qualcuno ha sbagliato deve pagare, ma per i morti sul lavoro nessuno si indigna, nessuno carica la polizia, nessuna prima pagina. Il calcio è uno strumento di distrazione di massa. Non fa pensare. E’ come il delitto di Perugia, quello di Garlasco o la Franzoni.
    Non c’è altra soluzione per il calcio: va chiuso almeno per un anno. Bisogna fermarsi e riflettere. Occuparsi di cose più serie come la morte per motivi di lucro di 1500 lavoratori all’anno.Lucro perchè la sicurezza costa all’azienda molto di più di una causa per un “incidente” sul lavoro.
    Bisogna occuparsi della protesta della signora Maria, madre di un operaio romeno, Bogdan Mihalcea, travolto da un'ondata di piena mentre svolgeva la manutenzione di un condotto sotterraneo Dopo sedici mesi l'inchiesta giudiziaria non ha ancora accertato le responsabilità. Maria protesta davanti al Comune di Torino e alla Smat (l'azienda committente dei lavori poi appaltati e subappaltati alla ditta in cui Bogdan prestava servizio in nero). Se non succederà nulla ha detto che si darà fuoco.

     
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  12. totti10gold
     
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    12 Novembre 2007
    Comienza la selva de la Universidad de Bologna

    Clicca il video


    Una ragazza spagnola disabile mi ha scritto. E' arrivata in Italia per studiare con il progetto Erasmus. Ha scelto Bologna. Le era stata descritta come la migliore Università per le attrezzature per i disabili. Per accedere alle aule deve fare percorsi alla Indiana Jones e, nei tratti più impervi, farsi trascinare a braccia da compagni di corso stranieri. Una volta ci facevamo riconoscere dagli stranieri all'estero, adesso anche in Italia.

    Guardate tutti i filmati alla fine della lettera.

    "Buongiorno,
    Sono una ragazza spagnola disabile (su sedia a rotelle), di 22 anni in Erasmus a Bologna. Il problema è che avevo scritto a tutte le università italiane che si offrivano nella mia università per sapere quali eranno attrezzate e quali no. Secondo tutti la migliore era Bologna.
    Ho chiesto se dovevo venire a vederla prima e mi hanno risposto dalla Università che non era necessario. Quando sono arrivata ho scoperto che nulla di quello che mi avevano detto era vero. Dopo aver risolto il problema dell'alloggio e avere inviato i corsi che dovevo frequentare, tante volte a diversi risponsabili, scopro che mi hanno assegnato delle aule con le scale alle quali non posso accedere. Ho chiesto di cambiare aule o di trovare una soluzione tante volte. La settimana scorsa e stata l'ultima e non hanno fatto niente, la soluzione con cui vogliono tenermi calma è cercare di mettere aule accessibili nel secondo semestre. Io non sono tranquilla perchè mi stanno mancando di rispetto e mi stanno togliendo il diritto di frequentare le lezioni. Non sapendo cosa fare, ho fatto i video delle strutture e su come dovrei andare a lezione. Secondo loro non avevano mai avuto questo problema. Mi avevano detto che potevo venire senza problemi. Ho pensato che sarebbe positivo mostrare la vera realtà dell'Università. Mi piacerebbe sapere se mi potete aiutare in qualche modo. Questo non è giusto. Grazie mille di tutto. Cordiali saluti." Maria Plágaro.


    La selva de la Universidad de Bologna:

    https://www.youtube.com/watch?v=diXxij_Twx4
    https://www.youtube.com/watch?v=zd8NP4tKBr0
    https://www.youtube.com/watch?v=zUO-IywWK2Y
    https://www.youtube.com/watch?v=Ffo5PNOZ4MI
    https://www.youtube.com/watch?v=UCxdYgWWnSw
    https://www.youtube.com/watch?v=mPdu9xSVMB0
    https://www.youtube.com/watch?v=Uj362yIrMlg
     
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  13. totti10gold
     
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    13 Novembre 2007
    Stop ai fondi europei all'Italia

    Clicca il video

    Questo pomeriggio ho partecipato a un incontro presso l'Unione Europea a Strasburgo, su invito di Giulietto Chiesa, insieme a Marco Travaglio e Luigi De Magistris. In questo incontro si è discusso di fondi europei. Di seguito ne riporto un riassunto. Nei prossimi giorni pubblicherò il mio video e quello di De Magistris e Travaglio.

    "Sono venuto qui, fino a Strasburgo, per chiedervi aiuto. Per supplicare la Comunità Europea di non erogare più finanziamenti all’Italia. I soldi che arrivano dall’Europa aumentano la metastasi che sta divorando il mio Paese.
    Nel 2006 l’Italia ha ottenuto fondi illeciti dall’Unione europea, l’ha quindi truffata, per 318 milioni e 104 mila euro con 1.221 casi denunciati. Ha migliorato in un solo anno la sua performance di 90 milioni di euro. Siamo primi in Europa. Primi nel calcio. Primi nelle frodi. L’Italia froda nei fondi agricoli. Froda nei fondi strutturali per lo sviluppo delle aree più arretrate. E mi sto riferendo unicamente alle frodi accertate.
    Dalla Comunità Europea arrivano ogni anno in Italia miliardi di euro. Che fine fanno? I cittadini italiani non lo sanno. Per avere informazioni possono solo rivolgersi ai giudici. Ma i giudici, quando intervengono, vengono sempre bloccati dal Governo, dai partiti. E allora rimaniamo sempre all’oscuro di tutto.
    I finanziamenti della Comunità Europea sono in fin dei conti soldi nostri. L’Italia partecipa con gli altri Paesi a un fondo comune che viene ridistribuito. Soldi che vanno e che tornano indietro. Un po’ come il riciclaggio senza controllo del denaro sporco. Le nostre tasse finanziano i finanziamenti europei del cui utilizzo i cittadini italiani non sanno mai nulla. Se servono, se non servono, che benefici portano, quando si concludono. Il vice presidente della Comunità Frattini e il ministro alle Politiche Comunitarie Bonino sono persone molto riservate. A Prodi non hanno detto che Barroso aveva stanziato 275 milioni di euro per l’integrazione della comunità Rom. L’Italia non ha chiesto nulla, la Spagna ha avuto 52 milioni e la Polonia 8,5 milioni. La Polonia?? I rom sono andati anche in Polonia? Pensavo che fossero tutti in Italia. Per una volta che potevamo usare i fondi per una buona ragione non li abbiamo chiesti. Ed è strano. Perchè a Bruxelles perfino le nostre Regioni hanno aperto uffici comunitari faraonici, pagati da noi, per accedere ai fondi. Hanno più impiegati di tutti gli altri Stati.
    I miliardi di euro che entrano in Italia hanno portato a opere inutili, viadotti, rotonde supermercati a tema come il tunnel della Tav in Val di Susa e Mediapolis in Piemonte. Hanno finanziato progetti mai portati a termine, depuratori, energia alternativa. Sono finiti in tasca a quella zona grigia che collega i partiti alle imprese, ai gruppi criminali.
    E’ meglio che l’Italia non dia più contributi al fondo comune europeo e, in cambio, non abbia nessun finanziamento. Questi soldi possono essere usati dal nostro Governo in altri modi. Per ridurre il nostro debito pubblico, il più grande di Europa, uno dei più imponenti del mondo. Un debito che rischia di travolgerci. Possono essere usati per ridurre le tasse. Per incentivare le imprese a investire in Italia invece di incoraggiare le imprese italiane a trasferirsi all’estero. O anche per ridurre la povertà che in Italia esiste o aumentare le pensioni da fame dei nostri anziani. Il riciclaggio sporco dei nostri soldi attraverso Bruxelles non ci sta più bene. Serve solo a ingrassare le mafie, a far crescere la criminalità nel nostro Paese.
    Qui con me è presente il giudice Luigi De Magistris. A De Magistris è stata tolta senza alcuna ragione un’inchiesta che toccava i vertici della Regione Calabria e del Governo italiano: Mastella, ministro della Giustizia, e Prodi, presidente del Consiglio. L’inchiesta gli è stata avocata senza motivo. I documenti dell’inchiesta sono stati prelevati dalla cassaforte della Procura di Catanzaro senza avvertirlo e inviati a Roma. L’inchiesta si chiama Why Not e riguarda anche l’utilizzo di fondi comunitari. In Calabria sono attesi cinque miliardi di euro di finanziamenti europei, che fine faranno?
    La magistratura è stata fermata dalla politica. Una volta, nel 1992, con Falcone e Borsellino si usava il tritolo. Oggi interviene direttamente il ministro della Giustizia.
    I fondi europei non servono all’Italia. Servono ai partiti e alla criminalità organizzata. Non li vogliamo. Teneteveli, per favore. Fatelo per un’Italia migliore."
     
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  14. totti10gold
     
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    14 Novembre 2007
    Anch'io sono ammastellato




    Sto rientrando dalla sede del Parlamento Europeo di Strasburgo, in macchina. Sono passato anche attraverso una bufera di neve in Svizzera. Superate le Alpi mi hanno informato al cellulare che Clemente Mastella, ministro di Casta e Ingiustizia, mi ha querelato. Secondo l'Ansa: "a mandare su tutte le furie Mastella é un'altra frase di Grillo, riportata da diversi quotidiani: "La magistratura è stata fermata dalla politica. Una volta, nel 1992, con Falcone e Borsellino si usava il tritolo. Oggi interviene direttamente il ministro della Giustizia".
    Cosa avrò sbagliato, l'esplosivo? Nel 1992 non hanno usato il tritolo? O forse la politica non è intervenuta in alcun modo nell'indagine Why Not? O Mastella non è mai stato ministro?
    Chi condivide i tre punti incriminati:
    1 - La magistratura è stata fermata dalla politica
    2 - Una volta con Falcone e Borsellino si usava il tritolo
    3 - Oggi interviene direttamente il ministro della Giustizia

    può sottoscrivere con il suo nome e cognome l'iniziativa: "Anch'io sono ammastellato" e riportare il box sul suo blog per diffonderla.

    La querela mi fa piacere, vuol dire che Clemente Mastella sarà finalmente costretto a chiarire in un pubblico dibattimento se ci sono state interferenze nell'inchiesta Why Not e chi le ha avviate. Siamo tutti curiosi...

    La notizia sull'Ansa

     
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  15. totti10gold
     
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    15 Novembre 2007
    Salvatore Borsellino si è ammastellato

    foto di Mauro1978

    Essere ammastellato è uno status symbol. E' come la medaglia d'oro al valor civile. Ai tempi di mani pulite un politico senza un paio di avvisi di garanzia non era nessuno. In questi tempi ceppalonici, nei quali anche le tragedie diventano farse, una querela da Mastella è una patente di onestà per il cittadino.
    Salvatore Borsellino ha deciso di ammastellarsi e ne motiva le ragioni in una lettera.

    “Caro Beppe,
    ricevo da Benny Calasanzio una lettera piena di dignità e di disgusto per l'ultima, inaccettabile esternazione del signor Clemente Mastella, mi ripugna adoperare per questo personaggio il titolo di Ministro della Repubblica, che ha annunciato di avere intenzione di querelare Beppe Grillo per le sue dichiarazioni al Parlamento Europeo e di volere devolvere gli eventuali proventi di questa querela ai familiari delle vittime della mafia.
    La minaccia di querela e' uno spauracchio che viene ormai correntemente usato come surrogato degli “avvertimenti mafiosi” da politici che hanno dimestichezza con questo tipo di procedure, per cercare di tacitare le accuse che loro rivolte da giornalisti, scrittori, presentatori e anche persone comuni che scrivono in rete e sui blog.
    Lo stesso signor Mastella, non molto tempo fa non trovò di meglio per replicare alle accuse che gli avevo rivolte con lettere aperte pubblicate in rete e nel corso della trasmissione di Anno Zero che ricordarmi di "avere fatto concedere la pensione alla famiglia Borsellino".
    In quella occasione replicai in primo luogo al signor Mastella che non si tratta della “concessione” di un Ministro, ma di un “riconoscimento” da parte dello Stato, ma probabilmente lo stesso signor Mastella e' troppo abituato alle consuetudini clientelari per afferrare la differenza.
    In secondo luogo che, per quanto mi riguarda, oltre a non essere ovviamente beneficiario di alcuna pensione, ho persino rinunciato a richiedere la “provisionale” che avrei potuto richiedere come parte civile nel processo per l'assassinio di mio fratello perché quello che mi aspetto dallo Stato è solo Giustizia e non provvedimenti economici.
    Ma probabilmente il signor Mastella non e' competente neanche in fatto di Giustizia e quindi non ha ritenuto di darmi una risposta.
    Per finire poi ricordo allo stesso signor Mastella che nelle sue affermazioni fatte al Parlamento Europeo Beppe Grillo non fa altro che riportare quanto da me già affermato in una lettera aperta del 20 settembre:
    "Ieri era stato necessario uccidere uno dopo l'altro due giudici che da soli combattevano una lotta che lo Stato Italiano non solo si è sempre rifiutato di combattere ma che ha spesso combattuto dalla parte di quello che avrebbe dovuto essere il nemico da estirpare e spesso ne ha armato direttamente la mano.
    Oggi non serve più neanche il tritolo, oggi basta,alla luce del sole, avocare un'indagine nella quale uno dei pochi giudici coraggiosi rimasti stava ad arrivare al livello degli “intoccabili”, perché tutto continui a procedere come stabilito.
    Perché questa casta ormai avulsa dal paese reale e dalla gente onesta che ancora esiste, anche se colpevole di un silenzio che ormai si confonde con l'indifferenza se non con la connivenza, possa continuare a governare indegnamente il nostro paese e a coltivare i propri esclusivi interessi in uno Stato che ormai considera di propria esclusiva proprietà.
    Oggi basta che un ministro indegno come il signor Mastella ricatti un imbelle capo del Governo, forse anche egli coinvolto nelle stesse vicende, minacciando una crisi di governo, perchè tutta una classe politica faccia quadrato intorno al suo degno rappresentante e il messaggio arrivi forte e chiaro ai vertici molli della magistratura".
    Ecco quanto ho scritto e riaffermo.
    Se il signor Mastella ritiene di dover querelare per le sue frasi Beppe Grillo, lo prego di fare la stessa cosa anche nei miei confronti, mi potrà così poi devolvere, come familiare di una vittima della mafia, una parte dei proventi che gli deriveranno dalla messa in pratica del suo “avvertimento”.
    Alla lettera di Benny Calasanzio non ritengo di poter aggiungere altro se non che mi associo alla sua richiesta fatta per conto della propria famiglia.
    E' così piena di dignità offesa e di disgusto per le squallide dichiarazioni dei politici cui fa riferimento che ogni altra parola sarebbe superflua.” Salvatore Borsellino
     
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94 replies since 13/11/2007, 14:34   598 views
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